sabato 19 febbraio 2011

Pasquale Corcione è il nuovo direttore generale dell'azienda ospedaliera del Vecchio Policlinico

Subito a lavoro per evitare il rishio del blocco assistenziale: "sopperiremo alla mancanza di liquidità con anticipazioni da parte delle banche", è la prima decisione del nuovo manager  

di Enzo Musella
Pasquale Corcione è il nuovo direttore generale dell'azienda ospedaliera del vecchio Policlinico di Napoli. Subentra ad Alfredo Siani che, lo scorso luglio, tre anni prima della scadenza dell'incarico, si dimette dalla carica per la mancata approvazione del bilancio annuale dell'azienda da parte dei revisori dei conti. Dimissioni che fecero scalpore nel mondo universitario, infatti rimane uno dei pochi esempi di manager che si dimette dall'incarico con una motivazione del genere. Corcione, classe 1953, laureato in legge, è innanzitutto un tecnico, infatti fino a ieri, ha ricoperto il ruolo direttore amministrativo nella stessa azienda ospedaliera che oggi è chiamato a dirigere e ancor prima quello di direttore amministrativo dell'Asl Napoli 1. Dopo aver raccolto la fiducia del governatore della Regione Campania, Stefano Caldoro e di Franco Rossi, rettore della Seconda Università di Napoli, per l'avvocato Corcione arriva la nomina ufficiale.
L'incarico non è certo dei più semplici e il neo dg non lo nasconde. Dall'intervista che ci ha rilasciato traspare in maniera evidente che Corcione ha le idee chiare, soprattutto sul come affrontare la mancanza di fondi che attanaglia i due Policlinici napoletani a causa della mancata ratifica dei protocolli d'intesa tra Regione e Università e che di fatto regolano i rapporti finanziari tra i due Enti.
In quali condizioni amministrative e strutturali le viene consegnata l'azienda sanitaria?
"E' su questi due aspetti che bisogna agire e in fretta. Dal punto di vista logistico è innegabile che bisogna fare i conti con una struttura ospedaliera obsoleta, molti reparti necessitano di interventi di ristrutturazione o di adeguamento strutturale. Opereremo per gradi e per priorità d'intervento, ovviamente bisogna fare i conti con il denaro disponibile, e qui si apre un'altro capitolo che riguarda la liquidità di cassa. Mi auguro che quanto prima vengano firmati i protocolli d'intesa tra Regione e Università, è un traguardo importante per avere maggiore tranquillità sia in termini economici che organizzativi. ".
A quanto ammonta il deficit dell'azienda?
"Il debito nel suo complesso ammonta a 160milioni di euro, il calcolo copre le perdite accumulate da questa azienda sanitaria dal 2005 al 31 dicembre 2010.
Chi dovrà farsi carico di questa debitoria e quando verranno firmati i protocolli d'intesa tra Regione e Ateneo?
"A me non è dato saperlo, siamo destinatari del protocollo d’intesa, non partecipiamo alla parte formativa del provvedimento perché è un provvedimento sottoscritto dall’Università e Regione. Da quanto ci risulta il problema è legato al ripiano dei debiti che la Regione dovrebbe in qualche modo accollarsi e stabilire il da farsi. Posso dirle che ci sono degli incontri già programmati tra Ateneo e Regione per risolvere i problemi relativi all’accollo della debitoria pregressa accumulata da questa azienda ospedaliera universitaria dal 2008 al 2010".
C'è il rischio del blocco delle attività assistenziali per mancanza di liquidità come sta accadendo all'azienda sanitaria che fa capo alla Federico II?
"C’è un problema di cassa anche per la nostra azienda sanitaria. In attesa delle firma dei protocolli d'intesa stiamo attivando delle azioni che ci consentano in qualche modo di sopravvivere fino a quella data, in particolare abbiamo valutato e stiamo attivando come iniziativa l’anticipazione di cassa col nostro tesoriere. In effetti non ci rimane altro che ricorrere all’indebitamento tramite anticipazioni di cassa, uno scoperto bancario, alle condizioni del contratto di tesoreria tenendolo come ultima possibile soluzione ad un eventuale inasprimento dell’attuale crisi ed evitare un possibile blocco delle attività assistenziali".
Si può uscire da questa impasse?
"Vivere nell’ordinario non è una politica che mi appartiene e non credo sia la soluzione al problema dell’azienda ospedaliera della Sun. Credo che il compito di un direttore generale è quello di trovare soluzioni alle difficoltà, anche finanziarie che si presentano nel corso della gestione, ed è ciò che farò".

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