lunedì 16 gennaio 2012

Monaldi: "Venti punti di sutura su un cuore battente"

Il cardiochirugo Bruno Giannolo salva la vita ad 31enne accoltellato
di Jacopo Di Bonito
Gli hanno ricucito il cuore mentre batteva. Un intervento chirurgico salvavita straordinario, passato sotto silenzio, nessun giornale ne ha parlato, nessun giornalista l'ha preso in considerazione, ed è grave. A colmare questo vuoto insopportabile ci pensiamo noi di "Italia Sud Sanità" e con orgoglio. Il fatto è accaduto ad un 31enne napoletano accoltellato lo scorso 7 gennaio a Napoli, durante una rapina in via Limitone d’Arzano, ai confini del ben noto quartiere Scampia. Oltre 20 punti di sutura per chiudere una ferita falciforme da arma da taglio al cuore larga sei centimetri e lunga cinque. Pleura bucata, cuore perforato ed “arteria coronarica della vita” (Iva), acronimo di InterVentricolareAnteriore, sfiorata per pochi millimetri. "Un miracolo", ha gridato la gente del quartiere. "Solo grande esperienza" ha dichiarato invece il cardiochirurgo che ha operato il ragazzo a cuore battente. Un intervento durato oltre sei ore, eseguito nel reparto di cardiochirurgia del Monaldi.
Un evento drammatico, finito bene e ricco di colpi di scena. Ecco la cronaca. Il 31enne giunge al San Giovanni Don Bosco in situazioni critiche. D'urgenza viene trasportato al reparto di cardiochirurgia dell’ospedale Monaldi. Il giovane è stato così affidato alle cure dell’equipe medica del cardiochirurgo Bruno Giannolo, che non ha perso tempo, decide di intervenire subito. Il fattore tempo in questi casi fa la differenza. Con la pressione sanguigna in veloce discesa, ed uno choc emorragico in corso, due sembravano essere le opportunità percorribili: operare il giovane in modalità extra-corporea, ma ci vuole più tempo, che non c'è, o scegliere la strada più difficile, suturare la ferita a cuore battente. Giannolo non ha avuto dubbi: bisogna intervenire direttamente sul muscolo cardiaco pulsante. L’intuizione, avallata dal resto dell’equipe, ha dato il via al complicato e pericolosissimo intervento operatorio durato ben quattro ore. Garza sul cuore per tamponare la fuoriuscita di sangue, ago prolene 3.0 e due strisce di teflon per richiudere la profonda ferita. “Non ho mai avuto dubbi che la strada intrapresa fosse la migliore per salvare la vita del paziente – afferma Giannolo -  dinanzi ad una ferita così profonda, non c’era tempo da perdere. Dopo aver aperto la gabbia toracica – racconta il cardiochirurgo -  ho tamponato la fuoriuscita di sangue con una garza, in attesa di iniziare l’intervento nello specifico”.
La tensione in sala operatoria è salita alle stelle. La consapevolezza di essere dinanzi ad un intervento eccezionale non ha distratto il chirurgo napoletano. La sua è stata un'azione veloce, fredda determinata, nessun indugio ha frenato la scelta dello specialista mentre tra le mani si è trovato quel cuore pulsante e uno squarcio ad uncino dal quale a zampilli schizzava il sangue ovunque. “Il taglio obliquo, quasi falciforme – spiega Giannolo -  imponeva molta attenzione e precisione. I circa 20 punti di sutura applicati hanno interrotto l'emorragia. La pressione sanguigna ha iniziato a risalire. Le condizioni generali di salute del paziente si sono piano piano stabilizzate”. La paura ha lasciato spazio alla consapevolezza di aver compiuto un’impresa speciale. “Una volta risolto il problema al cuore, -conclude il cardiochirurgo -  il paziente è stato affidato alle cure di Carlo Curcio, chirurgo toracico, che ha suturato tre lacerazioni polmonari ed una al diaframma”. Le parole del dott. Giannolo hanno fotografato l’intervento chirurgico nello specifico, rimasto, come sempre accade dinanzi a casi di eccellenza sanitaria, al di fuori della cronaca giornalistica.
Facile denunciare e gridare ai quattro venti e alla giustizia penale l'errore di un chirurgo che in casi eccezionali come questo che vi abbiamo raccontato perde il paziente durante l'intervento, troppo facile accaparrasi una prima pagina e titoli d'effetto, come: "Muore sotto i ferri, aperto un fascicolo in Procura", troppo facile e ingiusto denunciare e gridare a quel chirurgo, se non per vendetta, paragonandolo ad un assassino. Già, facile e ingiusto. Invece, quando c’è da portare alla ribalta delle cronaca un intervento che ha salvato la vita di un uomo,  donna, di un giovane o di una persona anziana, i riflettori si spengono, i microfoni scompaiono, le penne non trovano alcuna mano pronta a raccontare quanto accaduto e allorquando la storia viene ripresa da qualche giornale, nel titolo c'è di tutto: l'accoltellato, la camorra, la droga, non di certo il nome di quel medico che la notte precedente ha salvato la vita ad un ragazzo rischiando tutta la sua carriera.







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