mercoledì 3 agosto 2011

Antonio Musella esclude il collegamento tra rifiuti e tumori

«Al comparire della prima emergenza 2008, gli esperti del ministero della Salute dissero che l’immondizia non aveva effetti nocivi, e lo stesso i termovalorizzatori. Ma molte pubblicazioni scientifiche,hanno mostrato la correlazione tra discariche,termovalorizzatori
L’assenza d’un registro dei tumori impedisce l’emergere di «verità scomode». E screening ufficiali spalancherebbero le cataratte della rabbia popolare, innescata «dalla coincidenza tra determinate neoplasie e avvelenamento del territorio». È l’atto d’accusa di Antonio Musella, tra i leader dei comitati antidiscarica di Chiaiano. Un altro pezzo di Campania sventrato da sversamenti tossici. Lei parla di verità scomode. Cosa le dà
questa sicurezza?
«Al comparire della prima emergenza 2008, gli esperti del ministero della Salute dissero che l’immondizia non aveva effetti nocivi, e lo stesso i termovalorizzatori. Ma molte pubblicazioni scientifiche, a cominciare da quella di Lancet Oncology, hanno mostrato la correlazione tra discariche,termovalorizzatori e aumento di neoplasie e malformazioni. L’istituzione del registro non avviene perché si vuole celare questa verità. Frutto del lavoro di medici indipendenti».
E cosa le fa pensare che l’istituzione del registro dei tumori permetterebbe
di accertare il nesso causale tra patologie e rifiuti?
«Una volta istituito il registro, sarebbe molto semplice comparare i 2700 siti censiti in Campania e i dati sull’incidenza dei tumori. Ci sarebbe una preoccupante sovrapposizione».
Per chi, secondo lei, questa verità sarebbe scomoda? «Coloro che difendono le lobby degli inceneritori e delle discariche temono possa dare fastidio».
La Regione fa sapere che il registro non è stato avviato per mancanza di fondi. Il dissesto finanziario è ormai accertato, ma in tanti anni sono stati, evidentemente, spesi fiume di risorse per la sanità. Possibile che si sia trascurato proprio uno strumento come il registro dei tumori?
«Quando fu deliberata l’istituzione del registro, si decise di mettere a bilancio alcune risorse per questo. Ma con quei 2,5
milioni stanziati nel 2007 si sarebbe a stento riusciti ad aprire gli uffici».
Sarebbero comunque fondi insufficienti?
«Il registro comporterebbe un investimento consistente in ricerca e dati da raccogliere sul campo. Ma la gestione della
sanità è un dramma colossale. Tuttavia,
una regione così colpita da drammi ambientali, non può permettersi una gestione
dissipatrice, come quella degli ultimi 10 anni, o che tagli, come da un anno e mezzo in qua, senza badare a cosa si taglia, alla qualità del servizio e quali settori sono tagliati. Stiamo parlando di un settore strategico per garantire la salute ai cittadini».
Quindi non è tanto semplice attivare un registro.
«Oltre alla necessità del registro, riteniamo che ci sia necessità da parte della regione di investire nella ricerca per creare una rete dei medici di base, quelli più a contatto con l’utenza, per incrociare i dati raccolti».
A novembre voi dei comitati avere inscenato una protesta fuori alle Asl per chiedere ancora di attivare il registro.
Cosa farete adesso?
«Abbiamo intenzione di lanciare una campagna di mobilitazione da gennaio a Napoli e provincia. Siamo certi di avere il
supporto di varie associazioni, tra cui
l’Isde, l’associazione dei medici per l’ambiente. Qualsiasi medico eticamente onesto in Campania non può che sottolineare
la necessità del registro. Solo chi governa freddamente può non giudicarla una priorità».
In consiglio regionale è stata incardinata una proposta di legge dell’Italia
dei valori che chiede l’istituzione del registro. Le pare un passo in avanti, o
il progetto si arenerà sulla solita carenza di fondi?
«La proposta di legge è l’apertura di uno spazio interessante, perché raccoglie pienamente le richieste di anni di mobilitazione. Ma sarà la giunta che dovrà dare risposte a questa sollecitazione. Dovremo capire se ci sarà la volontà politica di ottenerlo».
I comitati di Chiaiano hanno avuto modo di accertare se su quel territorio c’è un potenziale nesso tra l’incidenza
anomala di certe malattie e l’attività di smaltimento illecito?
«La zona di Chiaiano è senz’altro soggetta a fenomeni di ecomafia. Fu scoperto, ad esempio, lo smaltimento di 10mila tonnellate di amianto. A questo dato, corrisponde un aumento considerevole di un particolare tumore dell’apparato respiratorio, il mesotelioma pleurico. Un patologia che la letteratura scientifica associa direttamente
alla presenza di amianto nell’ambiente».
Ci sono studi al riguardo, quindi.
«Sì, c’è una relazione in tal senso, firmata dal professor Gerardo Ciannella, primario
di Medicina preventiva dell’ospedale Monadi. Lo studio sostiene appunto l’esistenza di un rapporto diretto tra i picchi di mesotelioma pleurico nell’area di Chiaiano e Marano e gli sversamenti di amianto»

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