lunedì 26 settembre 2011

La criminalità organizzata sbarca a San Marino

di Luigi Prozzillo
Incredibile ma vero, la criminalità organizzata si fa largo anche nella piccola Repubblica di San Marino. È notizia di questi giorni che anche San Marino deve fare i conti con i potenti gruppi criminali dell’Italia meridionale, Salvatore Calleri presidente della Fondazione 

Caponnetto, che a San Marino ha istituito l’osservatorio permanente antimafia, diretto da Pier Luigi Vigna dichiara: “Dalle ultime inchieste della direzione investigativa antimafia di Napoli emerge che Rimini è usata dai clan come sede operativa – Calleri continua - In questo periodo sono attivi a Rimini, i Setola, gli Stolder, come clan camorristici, ma nella provincia riminese ci sono anche i Fidanzati, uomini legati a Cosa Nostra”. Importante per la ricostruzione della vicenda è l’inchiesta della DIA di Napoli che porta all’arresto di Livio Bacciocchi noto avvocato sanmarinese, le accuse sono di associazione mafiosa e riciclaggio, per un enorme giro di soldi sporchi San Marino. L'avvocato, che compare insieme con altri due indagati sammarinesi, Oriano Zonzini e Roberto Zavoli, nel fascicolo della Procura di Napoli, è oggetto da 8 mesi di un'indagine del Tribunale Unico di San Marino, coordinata dal commissario della legge Manlio Marsili, sempre per riciclaggio di denaro proveniente dagli affari della camorra del clan Stolder e di quello dei Vallefuoco. La DIA nella nota per l’arresto dell’avvocato scrive: “L'indissolubile pactum sceleris esistente tra Francesco Vallefuoco e Livio Bacciocchi è tale che per il primo, in occasione delle elezioni, era necessario che il gruppo politico di riferimento di quest'ultimo, non fosse ostacolato”. Un segale forte del potere camorristico nella vita politica di San Marino. Il clan Stolder del rione Forcella è l’organizzazione criminale colpita dall’indagine della DIA, ma le ripercussioni sono forti anche nella piccola Repubblica di San Marino. Tra i destinatari delle misure cautelari del gip, c'è anche il boss Raffaele Stolder, imparentato con la famiglia Giuliano e già detenuto per altri reati. Dalle indagini è emerso che il capoclan, tornato in libertà nel 2008 dopo aver trascorso 16 anni in carcere, aveva immediatamente ripreso il controllo del territorio di Forcella, imponendo tangenti ai commercianti e commissionando furti e rapine, soprattutto con la tecnica del buco. Il denaro così ricavato era riciclato a San Marino con la complicità di professionisti. Le ordinanze di custodia cautelare, emesse dal gip Isabella Iaselli su richiesta dei pm Sergio Amato e Roberta Simeone, parlano chiaramente del coinvolgimento della FinCapital, la finanziaria per la quale la Banca centrale di San Marino ha garantito, il salvataggio dal fallimento grazie all'intervento di 9 istituti di credito, tra cui la capofila è la Banca di San Marino. Ironia della sorte, proprio la sera in cui il sistema finanziario sammarinese si adopera per salvare una delle finanziarie, finite nella bufera della crisi degli ultimi mesi, nel tentativo anche di garantire quanti attraverso la FinCapital hanno acquistato casa, l’ex maggiore azionista di questa era arrestato. Leggendo le intercettazioni fatte dalla DIA di Napoli nell’operazione, si evince che i clan Stolder e Vallefuoco non erano gli unici interessati alla Repubblica di San Marino, anzi si è rischiato spesso una vera e propria guerra fra clan per il controllo della zona. Di notevole rilevanza è il metodo con cui i clan riciclavano il denaro sporco e il ruolo che aveva nella pratica l’avvocato Bacciocchi e la finanziaria FinCapital. Una delle tecniche utilizzate da Bacciocchi per il riciclaggio di denaro, secondo quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare del Gip di Napoli, era questa. Le imprese costruivano e fatturavano assai più rispetto alla reale entità dei lavori svolti, sulla base del fatturato erano erogati finanziamenti e leasing da parte della FinCapital per importi superiori a quelli necessari generando liquidità altrove impiegata. La concessione di falsi prestiti erogati a società e prestanome delle cosche, ovviamente infruttiferi e mai restituiti non era, la destinazione ultima di tale attività: utilizzata per finanziamenti a soggetti terzi.  

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