martedì 29 novembre 2011

Cardarelli: previsto nel 2012 l’accorpamento del Centro Anti Veleni regionale all’Unità di Terapia Intensiva del Fegato, esplode l'ira dei sindacati

di Marina Ranucci
Il nuovo anno potrebbe vedere l’accorpamento del Centro Anti Veleni regionale (CAV) dell’ospedale “Cardarelli” all’Unità di Terapia Intensiva del Fegato (UTIF). È quanto si apprende da un comunicato stampa della Cisal dell’ospedale collinare. Il Centro Anti Veleni dell’Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale “A. Cardarelli”, è stato istituito con la legge regionale n. 32 del 03.11.1994 e rappresenta l’Unità Operativa per il Trattamento dell’Emergenza Tossicologica Regionale (CER). Riconosciuto anche dalla successiva legge regionale n. 16 del 28.11.2008, è stato predisposto in funzione di maxiemergenze (come rischio Vesuvio e bioterrorismo), partecipando al Piano nazionale di scorta di antidoti e, come rimarcato anche dalla Conferenza Stato-Regione del 28.08.2008, è tra gli otto CAV italiani che rispondono alle direttive ministeriali, quale più importante del Sud-Italia.
Fino ad oggi la struttura ha trattato una mole impressionante di avvelenamenti ed intossicazioni, con la dotazione di soli quattro posti letto ed un numero esiguo di personale con adeguata formazione. Inoltre ha offerto h24 un servizio di consulenza telefonica specialistica riservata sia agli operatori sanitari che alla consultazione diretta del cittadino/utente, in rete al Sistema Nazionale di Sorveglianza Sindromica per il monitoraggio di sicurezza, nell’eventualità di emergenze territoriali dovute ad agenti chimici e/o biologici accidentali o eventualmente provocati. Una delibera del 2009 ha previsto per l’inizio del 2012 l’accorpamento del CAV all’Unità di Terapia Intensiva del Fegato (UTIF) aumentando di soli 2 posti letto quest’ultima struttura. La Cisal Cardarelli nel suo comunicato esprime il disappunto per l’accorpamento di due reparti totalmente diversi. Antonio di Nardo, responsabile Cisal Cardarelli, dichiara: «il CER-CAV è una struttura strategica della Regione Campania ed accorparlo ad un reparto totalmente diverso di fatto, peggiorerebbe il servizio. Si tratta di un atto che si pone contro la sicurezza dei pazienti e di tutti i cittadini». «L’accorpamento dei due reparti presenterebbe varie difficoltà che rallenterebbero l’operato dei medici e degli infermieri  – spiega Antonio Di Nardo -  primo su tutti un problema di natura logistica: un paziente affetto da intossicazione, sarebbe accettato dal pronto soccorso come codice giallo e dovrebbe essere trasferito in via d’urgenza presso il CAV, che nel caso fosse ubicato presso l’Unità di Terapia Intensiva del Fegato, si troverebbe in un padiglione molto lontano da quello del pronto soccorso». Continua il sindacalista. «L’Utif è un reparto dove spesso vengono trattati i trapiantati – incalza Di Nardo - per mantenere i requisiti del Centro Trapianti bisognerebbe tenere separati i precorsi dei trapiantati da quelli degli intossicati, rimodulare tutta l’organizzazione degli spazi destinati a depositi tecnici, al personale ed al pubblico – continua - sarebbe necessario inoltre l’acquisto di almeno due postazioni di rianimazione complete». Altra problematica riguarderebbe il personale che dovrebbe avere un’adeguata formazione e delle particolari capacità per affrontare i pazienti affetti da intossicazione: «il personale infermieristico e gli operatori socio sanitari – afferma Antonio Di Nardo – dovrebbero essere preparati e formati per fornire un adeguato servizio sia ai pazienti di terapia intensiva del fegato, sia ai pazienti intossicati - precisa il sindancalista – e questo non garantirebbe un’appropriata assistenza specialistica». Formazione e adeguamento del reparto che ovviamente comporterebbero dei costi per l’azienda ospedaliera: «con questa operazione di accorpamento – conclude il responsabile della Cisal - si avrebbero, in pratica, soltanto ulteriori spese per i lavori di adeguamento e per la formazione del personale dell’UTIF, con un probabile peggioramento dell’assistenza». Di fronte ad un eventuale peggioramento della qualità assistenziale ed all’aumento dei costi, la reazione della Cisal è estremamente dura:«l’accorpamento del CAV è un danno per la Campania ed il Meridione i quali si vedrebbero negare l’unica struttura regionale di tal genere – conclude - chiederemo l’intervento urgente degli organi inquirenti al fine di tutelare lavoratori, degenza, norme legislative e condizioni di sicurezza».

Nessun commento:

Posta un commento