sabato 31 dicembre 2011

Malattie urinarie che colpiscono i bambini: dall’ospedale pediatrico Bambino Gesù arriva una nuova cura


di Jacopo Di Bonito
Nuovo passo in avanti nella cura delle malattie urinarie che colpiscono i bambini. Una tecnica mini invasiva per la cura risolutiva del megauretere è stata messa a punto dagli esperti dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù. A renderlo noto è il Journal of Endourology, giornale scientifico che ha presentato al resto del mondo l’innovativa terapia. Nello specifico si tratta di una tecnica risolutiva per il megauretere, patologia che colpisce circa l'1,3% dei neonati e che consiste nella dilatazione del condotto (uretere) che collega il rene con la vescica a causa del restringimento della giunzione vescico-ureterale, cioè del tratto dell'uretere che entra nella muscolatura della vescica.
 “Nei casi più gravi - si legge in una nota del Bambino Gesù - l'urina non defluisce correttamente e l'uretere che la contiene si dilata a dismisura, mettendo così in pericolo la funzionalità del rene”.
Per risolvere il problema sin dai primissimi mesi di vita con evidenti vantaggi per il piccolo paziente - assenza di incisioni chirurgiche, brevissima degenza ospedaliera e ripresa funzionale immediata - all'ospedale pediatrico Bambino Gesù è stata sviluppata la tecnica che consiste nell'inserimento endoscopico di un piccolo catetere con l'estremità a palloncino nel tratto ristretto dell'uretere. Il palloncino viene successivamente gonfiato con un mezzo di contrasto fino a raggiungere la pressione di 12-15 atmosfere per 5-10 minuti: il tempo necessario alla disostruzione definitiva.
La tecnica qui presentata è stata effettuata per la prima volta al mondo proprio dai medici del Bambino Gesù su una casistica omogenea di 9 bambini con megauretere ostruttivo di alto grado (15-22 mm di dilatazione), tutti di età inferiore ai 12 mesi.
“Questo metodo - conclude la nota - sostituisce efficacemente il trattamento tradizionale che consiste nell'eliminazione chirurgica (sconsigliata nel primo anno di vita per il rischio di compromettere il futuro buon funzionamento della vescica) del tratto ristretto e nel successivo reimpianto dell'uretere ridotto di calibro, anticipando significativamente l'età in cui è possibile intervenire per la soluzione definitiva e mininvasiva del problema”.
La ricerca italiana torna così di diritto sulle prime pagine di tutto il mondo.


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