domenica 1 gennaio 2012

Scandalo protesi mammarie Pip: il ministro Balduzzi ordina il censimento

di Jacopo Di Bonito
Le protesi Pip tornano sulle prime pagine dei giornali. Il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha firmato quest’oggi un’ordinanza “al fine di individuare i portatori delle protesi mammarie denominate Pip” - protesi al seno potenzialmente rischiose per la salute – impiantate nel nostro Paese”. La “telenovela” va avanti. L'ordinanza impone “a tutte le strutture ospedaliere e ambulatoriali pubbliche e private, accreditate o autorizzate, di redigere entro 15 giorni un elenco nominativo di tutti i casi riguardanti l'impianto di Pip a partire dal primo gennaio 2001: la lista resterà, a garanzia della privacy dei pazienti, nella esclusiva disponibilità delle strutture, le quali però dovranno notificare alle Asl di riferimento (e queste alle competenti autorità regionali) la data di ciascun intervento d'impianto”.
L’allarme lanciato dalla Francia è giunto anche in Italia. E mentre la Svizzera continua a seguire il problema senza farne una questione di Stato, nel nostro Paese il ministro della Salute ha richiesto un repentino censimento di tutte le donne portatrici delle pericolose protesi. Il ministro ha inoltre chiesto al Comando dei Carabinieri di effettuare indagini al fine di ricostruire i passaggi amministrativi per l'acquisizione delle protesi Pip, nonché i percorsi sanitari che hanno preceduto l'impianto delle stesse.
Nella stessa direzione vanno le parole del presidente dell'Associazione dei chirurghi ospedalieri italiani (Acoi) Luigi Presenti, che ha dichiarato:” È necessaria una attenta sorveglianza sull'acquisizione di dispositivi medici che, sempre più di frequente, vengono scelti in base al prezzo, in gare che non vedono un forte coinvolgimento dei professionisti”.
Il presiedente ha poi aggiunto che “l'ampia discussione, in cui è emersa la sintonia tra il ministero e la comunità scientifica ha permesso di evidenziare da un lato che l'allarmismo sulla eventuale cancerogenicità del prodotto appare assolutamente ingiustificata, dall'altro che, di fronte alla evidente scarsa qualità della protesi, è necessario stabilire linee guida di comportamento per tutti i chirurghi, basate non sull'emotività del momento, ma su di una razionale valutazione del danno, attuale o potenziale, che le donne possono aver subito. Ora - ha concluso Presenti - è necessario definire rapidamente le opportune strategie, per questo Acoi, insieme ai rappresentanti delle altre società scientifiche coinvolte, incontrerà lunedì prossimo il Consiglio superiore di sanità, al fine di elaborare un documento che avrà la massima diffusione tra i chirurghi italiani”.
Il fenomeno Pip di sicuro non si concluderà qui. Ci sono ancora persone da ascoltare, medici da interrogare e soprattutto pazienti da aiutare.




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