martedì 31 gennaio 2012

PRIMO PIANO - Giurisprudenza e medicina, la legge 38

Legge sull'attuazione della terapia del dolore, solo 3 italiani su 10 ne sono a conoscenza
di Micaela Tempesta
In Italia circa un quarto della popolazione soffre di dolore cronico non oncologico e circa 270.000 persone si ammalano ogni anno di tumore e dolore associato alla patologia. Le conseguenze sono pesanti. Circa il 19% dei malati perde il posto di lavoro, il 21% va incontro alla depressione e una percentuale molto alta (tra il 55% e l'88%)soffre di disturbi del sonno.Nonostante l'entrata in vigore della legge 38 del 2010,che tratta l'accesso alla terapia del dolore e alle cure palliative, persistono ancora numerosi ostacoli alla sua piena attuazione.

I motivi sono vari e vanno dall'insufficienza di preparazione specifica da parte del personale sanitario alla scarsa informazione dei cittadini sulla legge e sulle opportunità di cura da essa garantite. I dati ci vengono svelati dal convegno "ruolo dell'assistenza primaria dalla terapia farmacologica alla terapia neuromodulatoria nel dolore" organizzato al Policlinico Tor Vergata di Roma, dall'Hub(centro di riferimento per la terapia del dolore) della struttura capitolina. Il convegno è stato creato per discutere e focalizzare le criticità e individuare possibili soluzioni attraverso il confronto dei diversi attori coinvolti. Uno dei maggiori ostacoli riscontrati alla piena attuazione degli obiettivi della legge è l'insufficiente informazione e sensibilizzazione dei cittadini sul tema. E' emerso infatti che nonostante il grande numero dei malati ben sette persone su dieci non conoscono la legge 38. Questo è il nodo cruciale secondo il direttore dell'Hub di Tor Vergata Antonio Gatti.«Lo scorso 16 giugno-asserisce il prof.Gatti- abbiamo condotto nella struttura un' indagine per valutare la conoscenza della legge e che prevedeva uno studio a tre livelli: 1) i pazienti ricoverati nei vari reparti; 2) il personale medico e paramedico; 3) i cittadini che in quel giorno accedevano al Policlinico. È risultato che oltre 70% dei cittadini intervistati non era a conoscenza dell'esistenza della legge 38 e il 72% dei cittadini aveva difficoltà ad individuare i centri specialistici di terapia del dolore. Anche alla luce di questi risultati vorremmo proporre un intervento per estendere all'intera Regione simili iniziative, per avere una corretta dimensione del problema». La percezione, da parte dei pazienti, di non essere ascoltati e non ricevere adeguate informazioni sulle cure disponibili sul territorio sono due punti riscontrati in un'analoga ricerca di Cittadinanzattiva,condotta per conto del Tribunale per i diritti del malato. Il segretario nazionale dell'associazione Giuseppe Scaramuzza ci spiega che dai risultati di un questionario distribuito in ben 7 regioni italiane emerge il fatto che il paziente riconosce la centralità del medico di famiglia come primo contatto per l'identificazione del problema, ma lamenta spesso visite troppo brevi in cui raramente è indirizzato verso cure specializzate.«Solo dopo la consultazione di numerosi specialisti (dai 2 ai 5 nel 53% e addirittura dai 6 ai 10 nell'11%), i pazienti - aggiunge - raggiungono un hub di riferimento. Peraltro, il 75% degli intervistati dichiara di aver saputo dell'esistenza dei centri solo quando vi è arrivato. Tutto questo comporta un gran dispendio di tempo (nel corso del quale i pazienti per disperazione si sottopongono a ogni tipo di terapia alternativa) e di risorse economiche, per le visite private, per l'acquisto di farmaci e per le cure riabilitative. Ricordiamo infine che le conseguenze del dolore sulla vita lavorativa, psicologica e sociale degli individui sono enormi». Dalla stessa ricerca risulta emergere il bisogno di un miglioramento all'interno dei centri di dolore,seppur considerati positivi dall'85,6% degli intervistati,soprattutto per quanto riguarda il supporto psicologico di cui si lamenta una certa mancanza e la verifica e rilevazione della qualità dell'assistenza.

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