È in uso a livello clinico da 12-18 mesi, ma i suoi risultati sono incoraggianti e fanno ben sperare. Il nuovo pacemaker che modula l'attività contrattile del cuore rappresenta infatti una soluzione alternativa per la cura dei pazienti più gravi, con scompenso cardiaco grave. A spiegarne i dettagli sono stati oggi gli esperti riuniti al congresso internazionale sulle aritmie Venice Arrhythmias 2011. «Il pacemaker che modula la contrattilità cardiaca è un apparecchio impiantabile simile ai pacemaker standard, ma invia impulsi elettrici al cuore nel periodo in cui non è eccitabile
- spiega Antonio Raviele, presidente del congresso - Dopo la contrazione cardiaca infatti il cuore ha una breve fase in cui si rilassa e non è eccitabile per la contrazione. In questo modo può riempirsi di sangue da pompare in circolo al battito successivo». Far arrivare in questa fase al muscolo cardiaco un impulso elettrico forte, 100 volte più potente rispetto a quello erogato da un pacemaker standard, modifica l'espressione genica delle cellule cardiache, spiega Raviele, «consentendo loro di ricostituire le proteine che servono per la contrazione muscolare e che in caso di scompenso sono alterate». «In questo modo il cuore riacquista la sua funzione di pompa e la capacità contrattile - continua -. Nel mondo sono stati trattati circa 1.000 pazienti con scompenso, di cui una ventina in Italia, e i risultati ottenuti finora sono molto positivi, perchè si riducono le dimensioni delle cavità cardiache, aumenta il consumo di ossigeno, diminuisce l'affanno e migliora la qualità della vita in generale». La tecnica è una speranza in più per i pazienti con scompenso avanzato, che non rispondono più ai farmaci e non fanno parte del 20-30% di casi in cui è possibile migliorare la funzione cardiaca con un intervento di resincronizzazione. Questi soggetti, se non possono essere sottoposti a un trapianto, hanno un'aspettativa di vita molto ridotta con una qualità di vita estremamente bassa. (Fonte: Ansa)
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