di redazione
Ogni italiano ha a disposizione 447 euro in meno per la salute rispetto agli europei. Questo è uno dei dati più preoccupanti emersi dal Rapporto Meridiano Sanità, presentato ieri da The European House-Ambrosetti, a Cernobbio. A questo si aggiunge la grande disparità esistente tuttora tra le varie Regioni italiane, mentre al Nord Italia la sanità pubblica riesce a garantire degli standard assistenziali medio alti, nell'area meridionale del Paese si rischia ancora di morire a causa di liste di attesa diagnostiche che giungo fino ad un anno. Da Cernobbio esce fuori un Paese spaccato in due, che viaggia a due corsie. La componente sanità - si legge nel report - rappresenta circa il 25,6% della spesa complessiva per prestazioni di protezione sociale erogate in Italia da amministrazioni pubbliche (pari a 412.255 milioni di euro nel 2010), seguita dalla voce assistenza con l'8%. Sul gradino più alto la voce 'previdenza', la componente più rilevante dell'intera spesa per la protezione sociale con il 66,4% (pari a 273.768 milioni di euro).
I curatori del report mettono sotto i riflettori, fra le altre cose, la sanità nelle vesti di 'ammortizzatore sociale' «in un Paese in cui 8,3 milioni di cittadini vivono in povertà e circa 15 milioni sono a rischio di povertà o di esclusione sociale, con un tasso di disoccupazione giovanile pari al 27,8%», spiegano. Nel 2010 la spesa sanitaria pubblica italiana è stata di 113,5 miliardi di euro con un'incidenza sul Pil del 7,3%. Dalla scomposizione per sesso, emerge una lieve prevalenza della quota di spesa sanitaria pubblica destinata alla popolazione femminile, pari al 3,9% del Pil contro il 3,4% imputabile alla componente maschile, una differenza dovuta a una maggiore numerosità delle donne sia tra la popolazione in generale che nella fascia 'over 65'. La popolazione 'over 65' conta per quasi un quinto della popolazione italiana e assorbe oltre il 49% della spesa sanitaria pubblica.
La principale componente della spesa sanitaria pubblica è rappresentata dall'assistenza ospedaliera (52,2%) che assorbe il 3,8% del Pil, seguita dagli altri servizi sanitari (27,9% con l'1,53 del Pil) e dall'assistenza farmaceutica (10,8%, che assorbe lo 0,7% del Pil). Negli ultimi 10 anni, calcolano i ricercatori, la spesa sanitaria pubblica è cresciuta complessivamente di 61,8 miliardi di euro, passando dai 51,7 miliardi di euro ai 113,5 miliardi di euro, (includendo la componente privata pari a 30,6 miliardi di euro nel 2010, la spesa sanitaria complessiva ammonta a 144 miliardi di euro). E la 'corsa al rialzò della spesa non si fermerà. Secondo una proiezione della spesa sanitaria pubblica al 2050 contenuta nel rapporto «le variazioni demografiche e la crescita del reddito disponibile impatteranno per oltre 168 mld di euro sui conti della sanità rispetto al 2010. E alla fine del periodo, la spesa sanitaria pubblica si attesta su un valore prossimo a 281,5 miliardi di euro, pari al 9,7% del Pil nel 2050». Una stima legata anche al fatto che la percentuale degli 'over 65' sul totale della popolazione italiana dovrebbe passare dal 20,3% del 2010 al 33% del 2050. Secondo la previsione, la spesa sanitaria pubblica crescerà a un tasso medio annuo del 2,3% tra il 2010 e il 2050 fino a raggiungere un valore pari al 9,7% del Pil al termine del periodo. (Fonte: Adnkronos Salute)
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