di Marina Ranucci
Una nuova primavera per il servizio sanitario lombardo. Da marzo sarà introdotto nella Regione Lombardia, l’obbligo per i medici e gli ospedali di esporre nei referti, nelle lettere di dimissione e in ogni tipo di comunicazione ai pazienti, il prezzo sostenuto dalle casse pubbliche per ciascuna prestazione. Ogni malato così, conoscerà il suo prezzo. Sulle cartelle cliniche, il referto sarà accompagnato dal dettaglio delle spese. Operazione di appendicite: 1.700 euro; ricovero per polmonite: 3.300 euro; bypass coronarico: 22.380 euro. Sarebbe il caso di dire: “per tutto il resto c’è il Ssn”.
Un provvedimento mai verificatosi prima in Italia, quello della giunta regionale lombarda, ma che trova le sue giustificazioni nell’aumento della compartecipazione dei cittadini nella spesa dei ticket sanitari. «In Italia non è mai stata presa una decisione simile – spiega il manager Carlo Lucchina - ma responsabilizzare, soprattutto chi si sottopone a esami costosi, è nell’interesse di tutti. È bene rammentare che le risorse non sono illimitate». Nel bilancio 2012 della Lombardia, infatti, i fondi per la Sanità sono di 17miliardi e 450milioni di euro, 260milioni di euro in più dell’anno scorso. Una crescita dell’1,5%, mentre l’invecchiamento della popolazione fa lievitare in modo esponenziale le uscite. Così i cittadini lombardi sono chiamati a pagare ticket di compartecipazione sulla spesa sanitaria sempre più alti. Di qui la scelta della Regione di fare esporre in modo separato nei referti e nelle lettere di dimissione, la quota a carico delle casse pubbliche e quella a carico del cittadino, in modo tale che di fronte agli oltre 500euro spesi dal sistema sanitario ad esempio per una tac, i 66 euro sborsati di tasca propria dal paziente per il ticket, diventino accettabili. La classe medica, tuttavia, sembra essere critica nei confronti della scelta della Regione. «Per essere curato con il servizio sanitario, il cittadino paga già le tasse - critica Roberto Carlo Rossi, Presidente dell’Ordine dei Medici - informarlo con il referto medico della cifra spesa per lui, è umiliante. Anche se l’obiettivo è indurlo a risparmiare. Ma costringere il medico a diventare un contabile – continua Rossi - è controproducente. Il rischio è di spingerlo a risparmiare sulla pelle dei pazienti» conclude, il presidente dell’ordine. Di contro l’Anaao Assomed (Associazione Medici Dirigenti) è favorevole a questa sorta di “operazione trasparenza”. «La delibera della Regione Lombardia – afferma Costantino Troise, segretario nazionale dell'Anaao Assomed - che prevede per la comunicazione nei referti al cittadino anche il costo della prestazione sanitaria effettuata, è un’idea di trasparenza condivisibile. Occorre ridurre il consumismo sanitario, perché è arrivato il momento che si capisca che le prestazioni gratuite non esistono – continua Troise - c’è sempre qualcuno che paga, ovvero lo Stato. Spero - avverte Troise - siano incaricati di questo nuovo lavoro gli amministrativi, perché il medico non ha una conoscenza approfondita di tutti costi attinenti al ricovero. Credo che questo “modello lombardo” è facilmente esportabile, ma i risultati si avranno a lungo temine. Sarebbe necessario - conclude il segretario dell'Anaao - anche riorganizzare in Italia il sistema delle cure primarie». Insomma, da marzo lo scontrino sanitario, sarà presentato alla fine di ogni prestazione medica ospedaliera in Lombardia, per mostrare in maniera “trasparente” i costi sostenuti dal Ssn. «Un’operazione trasparenza – spiega Luciano Bresciani, assessore regionale alla Sanità - che permette ai lombardi di sapere. È la conoscenza che crea consenso e rende maggiormente responsabile il cittadino, portandolo a tendere sempre più all’appropriatezza. Sono due le vie che contribuiscono al finanziamento delle erogazioni sanitarie - sottolinea Bresciani - da un lato le tasse pagate dalla comunità che vanno a costituire poi il Fondo sanitario nazionale (Fsn) da cui viene tratto il finanziamento dei servizi, dall’altro la compartecipazione diretta del cittadino-utente che contribuisce con i 10 euro di ticket introdotto a livello nazionale, e finalizzato a coprire gli oltre 800 milioni che sono mancati nel finanziamento del fondo, e compartecipa anche con il ticket della Regione Lombardia che ha il significato anche di responsabilizzarlo sull’appropriatezza del suo fabbisogno sanitario. Tutti - ribadisce l’assessore - devono sapere quanto costano le prestazioni e conoscere il volume di partecipazione al finanziamento. Così si dà solo risalto a quanto la collettività dispone per il paziente e a quanto il paziente corresponsabilmente compartecipa alla spesa. È anche un modo per esaltare il valore della sussidiarietà che la comunità sa esprimere».
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