di Valeria Pollio
Cittadini, volete maggiore trasparenza sul costo del sistema sanitario nazionale? Eccovi serviti. Arriva in Lombardia un progetto di informatizzazione che sicuramente scatenerà molte critiche. Dal 1°marzo, infatti, la Regione ha stabilito che ogni cittadino lombardo, utente di un servizio sanitario (interventi chirurgici, ricoveri ed altro), saprà la cifra esatta del costo della prestazione che grava sulle casse dello Stato.
Tali cifre, più o meno esorbitanti, appariranno insieme ad altre voci, sulla lettera di dimissione che ogni struttura ospedaliera rilascia al paziente al termine della sua degenza. Una decisione, questa, che non va giù al Presidente dell’Ordine dei Medici di Milano, Roberto Carlo Rossi, secondo il quale ciò non farà altro che umiliare i cittadini. Al contrario, per l’Assessore regionale alla sanità, Luciano Bresciani, tale provvedimento potrà garantire maggiore “trasparenza ed corresponsabilità tra comunità e malato”. Lo stesso vale per Francesca Moccia, Coordinatrice nazionale del Tribunale per i diritti del malato, la quale in un’intervista ha affermato che ci si trova dinanzi ad “un’operazione di trasparenza e informazione assolutamente positiva”. “Da sempre denunciamo la carenza di informazioni e diciamo che i cittadini vanno informati su tutto. Spesso ci arrivano casi difficili da gestire proprio perché non c’è stata informazione a 360 gradi. Questa decisione, anche solo in linea di principio, è da condividere. Non penso che sia umiliante. Avere consapevolezza dei costi pubblici è sapere ciò che lo Stato, cioè noi stessi, spendiamo per curarci. L’importante è evitare strumentalizzazioni: chi ha usufruito di servizi sanitari di cui aveva necessità non deve essere colpevolizzato”- ha dichiarato la Moccia-. Chi ha bisogno di cure, magari no, ma potrebbe umiliare chi dei servizi sanitari fa un uso eccessivo ed inutile. Chi genera “sprechi”. In tal caso “dovrebbe essere in primis il medico ad ‘educare’ il paziente”. Sempre secondo quanto dichiarato nell’intervista dalla Coordinatrice nazionale del tribunale per i diritti del malato, “la Corte dei Conti ha denunciato i molti sprechi nella sanità, causati anche dalla cattiva organizzazione. Si buttano via tante risorse, che poi vengono a mancare quando servono”. “Penso per esempio – continua Moccia - ai giorni di degenza inutili, che impediscono di aumentare quelli di chi ne ha bisogno, o ai troppi parti cesarei, soprattutto nel settore privato”. Per tale ragione, quindi, ci si doveva quasi aspettare tale provvedimento. In conclusione - “C’è tanto da fare per aiutare i pazienti, sulle cui tasche pesa il costo dei ticket, che si aggiunge alle tasse che già pagano”. La direzione generale dell’Assessorato alla Salute della regione Lombardia resta sui suoi passi: “In Italia non è stata mai presa una decisione simile. Responsabilizzare soprattutto chi si sottopone ad esami costosi, è nell’interesse di tutti. Le risorse non sono illimitate”. Ormai “i costi della salute si sono moltiplicati. Il cittadino deve capirlo”. Perché oltre al dovere della Repubblica, di tutelare la salute del cittadino, esiste anche quello del paziente-utente, che consiste nel concorrere alla spesa pubblica.
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