di Jacopo Di Bonito
Anno nuovo, rincari nuovi. Il dissesto economico della sanità italiana sta facendo sentire i suoi primi effetti. Un aumento di circa 99 euro pro capite sarà il costo medio per ticket che i cittadini non esenti (il 54% della popolazione) dovranno sostenere nel 2012 per visite mediche, analisi e pronto soccorso nei casi non urgenti. Il superticket da 10 euro, entrato in regime in quasi tutte le regioni d’Italia con modalità che tra poco analizzeremo, ha fatto lievitare il costo sulle ricette di visite ed esami. In altre parole, nel nuovo anno bisognerà pensarci bene prima di rivolgersi al medico.
L’introduzione del superticket non è avvenuta con le stesse modalità in tutte le regioni italiane. “Regioni e province autonome - ricorda in una nota il Quotidiano Sanità - hanno comunque scelto strade diverse per l'applicazione di questi ticket: chi ha applicato quello di 10 euro subito e senza modifiche, chi invece non lo ha applicato per niente, chi invece lo ha modulato in base al reddito e chi infine, lo ha modulato in base al tipo di prestazione”.
Queste le scelte delle regioni:
1) Regioni che hanno applicato il super ticket di 10 euro senza modifiche. Sono 9 e si tratta di Lazio, Liguria, Calabria, Puglia, Sicilia, Campania, Friuli Venezia Giulia, Marche e Molise. Queste Regioni (molte delle quali gravate da problemi di deficit) hanno applicato sic et simpliciter il ticket aggiuntivo di 10 euro. Gli effetti sono stati che in queste Regioni il ticket massimo è passato in media da 36,15 euro a 46 euro, con punte di 70 euro per alcune prestazioni in Campania. Da evidenziare come le Marche avessero tentato la strada della rimodulazione in base al reddito, ma la misura non è stata accettata dall'ex Governo.
2) Regioni che non hanno applicato il super ticket di 10 euro. Valle d'Aosta, Provincia autonoma di Trento e Bolzano hanno scelto di non applicare il nuovo ticket.
3) Regioni che hanno rimodulato il ticket in base alle fasce reddituali. Sono cinque: Toscana, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo e Veneto. Il sistema scelto dalle tre Regioni vede un aumento medio che può variare da 0 a 15 euro a seconda della fascia reddituale, il che vuol dire che un ticket può arrivare anche a 51,15 euro. In Veneto il costo aggiuntivo può essere massimo di 10 euro e quindi anche i redditi più alti pagheranno non più di 46,15 euro. In Abruzzo, il ticket di 10 euro scatta solo per i redditi superiori a 36.000 euro.
4) Regioni che hanno rimodulato il ticket in base alle prestazioni. Sono Lombardia, Piemonte e Basilicata. Queste tre Regioni hanno scelto sì la strada della rimodulazione del superticket, ma lo hanno fatto in base al tipo di prestazione. Le tre Regioni hanno introdotto un sistema che farà pagare una cifra variabile da 0 a 30 euro proporzionata al valore della prestazione stessa (in media il 30%). Risultato, il ticket, in alcuni casi è passato da 36,15 a 66,15 euro, a prescindere dal reddito. Infine, il caso Sardegna: la Regione ha deciso di applicare l'aumento dovuto al superticket, ma lo ha fatto simbolicamente introducendo un balzello di 1 euro. Il ticket a franchigia, che in ogni caso era però già stato portato a 46,15 euro è salito così a 47,15 euro. La manovra di luglio ha confermato il ticket di 25 euro per i codici bianchi del Pronto soccorso già introdotto dalla finanziaria del 2007 con l'obiettivo di disincentivare gli accessi impropri. La novità è che ora anche la Basilicata, unica regione a non aver mai applicato questo ticket, l'ha fatto. Ma, anche in questo caso, le Regioni hanno marciato in ordine sparso. I balzelli più alti si trovano nelle province autonome di Trento (fino ad un massimo di 75 euro) e Bolzano (fino a un massimo di 100 euro) e in Campania dove la quota è di 50 euro. Ma le difformità non sono solo di costo e non si esauriscono qui. Alcune Regioni (Pa Bolzano, Pa Trento, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Puglia, Calabria) prevedono, oltre al pagamento della quota fissa, anche la compartecipazione alla spesa per eventuali prestazioni diagnostiche di laboratorio, strumentali o altre terapie erogate in concomitanza con la visita al pronto soccorso.
Da questo complesso insieme di cifre e dati si può facilmente capire che la sanità italiana vive un momento di confusione economica senza pari. Le linee seguite dalle varie regioni sono diverse. L’idea che non esista una strada comune per uscire dalla crisi diventa sempre più reale.
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