mercoledì 9 novembre 2011

Italia, c’è bisogno di un governo saldo. E' quanto afferma l’agenzia Cei che attacca la politica italiana

di Valeria Pollio
Periodo no per l’Italia. Occhi puntati sulla situazione catastrofica in cui versa il nostro Paese, che sta pagando amaramente l’instabilità politica dell’ultimo periodo. Berlusconi e dimissioni a parte, il quadro appare inquietante. L’Italia è il jolly per le potenze europee, è ormai argomento di routine tra i vertici d’Europa. “L'Italia, nella sua articolazione complessa, unitaria e necessariamente anche federale, non può rassegnarsi ad essere una posta del gioco tra le potenze europee, come era prima

dell'unificazione”- riporta il Sir (servizio di informazione religiosa), agenzia di stampa della Cei in una delle note dedicate alla crisi politica ed economica italiana -. Diversamente da quanto appare, l’Italia ha tante cose da dire e da far valere, può dimostrarsi ancora combattiva, nonostante la crisi del Governo e le diatribe tra gli esponenti dei partiti politici. L’Italia non è solo questo. E’ l’Italia degli italiani che , al di là dei quadretti di maniera, hanno voglia di lavorare e sanno come impegnarsi”. I primi ad attivarsi sono proprio il Quirinale e le forze politiche, per ricercare una soluzione immediata al disastro causato dal governo Berlusconi. Da dove bisogna ripartire per ricostruire questa altalenante situazione?  Si potrebbe chiamare in causa la stoffa della classe politica e più ampiamente dell’intera classe dirigente. Quindi ripristinare il tutto confidando nel buon esempio, tanto più se siamo di fronte a una ristrutturazione complessiva, quella che la crisi strutturale reclama all'Occidente avanzato”. Basta dunque spettacolini e spettacolarizzazione delle figure parlamentari. Serve serietà e impegno. Oppure ci si potrebbe appigliare all’obiettivo “un nuovo mondo e nuove idee” , ma per far ciò occorrerebbe “dare un senso a quei sacrifici, che peraltro possono essere fruttuosi solo se gestiti in regime di stretta equità,  perché a nessuna categoria può oggi essere concesso di cercare furbescamente scorciatoie”.  L’unica cosa certa è che l’Italia è di tutti e per tutti. E’ un bene comune, “quel bene comune di cui si è tanto parlato qualche mese fa ai tempi dei referendum trasversali alle forze politiche, diventa così un riferimento saldo e necessario per tutti”.

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