martedì 6 dicembre 2011

Salute: Biomarker per conoscere i primi sintomi delle malattie mentali

Un biomarker per indagare i sintomi delle malattie mentali, diagnosticando precocemente patologie come l’autismo, la schizofrenia, l’Alzheimer ed il morbo di Parkinson. “Conoscere il rischio di malattia in una fase in cui i sintomi non si sono ancora sviluppati, attraverso  l’applicazione di marcatori biologici”. E’ quanto proposto da Paolo Maria Rossini, direttore scientifico dell’Afar  (Associazione Fatebenefratelli per la Ricerca Biomedica e Sanitaria), durante il Meeting Europeo dell’Afar tenutosi questa mattina a Venezia. 

“Il biomarker – precisa il direttore - potrà permettere di intervenire sui fattori ambientali noti, riducendo quelli scatenanti, incrementando l'impatto di quelli protettivi, permettendo così di iniziare la correzione farmacologica di eventuali vie neurometaboliche e di neuromediatori alterate”.
Tentare quindi di diagnosticare la malattia mentale fin dai suoi primi sintomi, in modo da poter intervenire tempestivamente. Se da un punto di vista teorico il gioco sembra piuttosto semplice e ben definito, diversa appare la sua componente pratica. Il problema principale sembrerebbe esserela difficoltosa identificazione dei, cosiddetti “marcatori assoluti”.“ Per alcuni tipi di patologie come la schizofrenia, l’autismo e la depressione – avverte Rossini -  non si sono ancora trovati dei marcatori assoluti, in grado di diagnosticare la malattia nella fase iniziale”. Poi rassicura: “c’è da dire però che si è acquisito un numero crescente di potenziali marcatori che danno un'idea del rischio di malattia”.
“Nel caso della schizofrenia – ha aggiunto - lo studio della struttura del cervello mediante risonanza magnetica ha permesso di identificare problematiche connesse alle fasi precocissime dello sviluppo cerebrale”.
Sembra essere ancora più importante, per i ricercatori, l’utilizzo del biomarker dinanzi a malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson. “Poter avere una diagnosi pre-sintomatica in una malattia che per anni agisce nel buio – conclude Rossini - prima di manifestarsi in maniera evidente, ci premetterebbe, anche con le poche medicine oggi a disposizione, di rallentarne l'andamento degenerativo della patologia”.


di Jacopo Di Bonito

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