mercoledì 7 dicembre 2011

«Tra dieci anni i sistemi sanitari saranno al collasso a causa dei costi del diabete»: l’allarme giunge dagli esperti in congresso a Dubai

di Marina Ranucci
Il diabete sta diventando un’epidemia globale. Oltre a minacciare la salute di quasi 400milioni di individui nel mondo, rischia di mettere a repentaglio anche i sistemi sanitari nazionali. L’allarme arriva dal “Congresso mondiale sul diabete” tenutosi a Dubai e promosso dalla International Diabetes Federation (Idf). Si prevede che il diabete raggiunga cifre astronomiche nel 2030. potranno essere 552milioni le persone colpite dalla patologia. Anche perché la malattia sta esplodendo addirittura in Africa ed Asia. «L’allarme - afferma il responsabile di Diabetologia del Policlinico Gemelli di Roma, Salvatore Caputo - è globale: la situazione è critica non solo in Occidente ma anche in vari Paesi dell'Est, in Cina, in India e nei Paesi Arabi.

Si stima che da qui a dieci anni - avverte Caputo - i sistemi sanitari non saranno più in grado di sostenere i costi dell'epidemia di diabete, con gravi conseguenze anche sulle economie nazionali in termini di produttività e giornate di lavoro perse». In Italia oggi, secondo i dati degli esperti, sono circa 3,5milioni gli italiani affetti da diabete, che comportano un costo di circa 2.800 euro l'anno per ogni paziente. Il diabete, in pratica, costa 1milione di euro l'ora al nostro Servizio sanitario nazionale, per un importo annuale di circa 10miliardi di euro. Per questo si pone un grave problema di sostenibilità economica. Tra dieci anni i sistemi sanitari non potrebbero più essere in grado di far fronte economicamente all’emergenza diabete, e se sono già al collasso adesso come il sistema italiano, la situazione potrebbe diventare davvero catastrofica. Il presidente dell'Associazione italiana medici diabetologi (Amd) Carlo Giorda, spiega: «la situazione è allarmante nei Paesi occidentali, ma lo è in misura sempre maggiore anche in vari Paesi dell'Asia, Africa e nei paesi arabi. Negli Emirati arabi, - continua Giorda - ad esempio, è affetta da diabete una persona su 5 e l'incidenza di tale patologia è tripla rispetto a quella italiana, raggiungendo il 13% circa. La ragione dell'esplosione del diabete anche in Asia ed Africa – sostiene il presidente dell’Amd - è da ricercarsi in un progressivo peggioramento degli stili di vita di queste popolazioni, a seguito dell’industrializzazione, con una maggiore sedentarietà e un’alimentazione di scarsa qualità. Se non si metteranno dunque in campo strategie mirate - avverte l'esperto - il rischio in pochi anni è che nei vari Paesi si determinino problemi di crescita economica, sostenibilità dei sistemi sanitari e riduzione del Pil per perdita di giornate lavorate. Per questo – sottolinea Carlo Giorda - Oms e Onu si stanno muovendo per la messa in atto di politiche mirate a livello nazionale, a partire dai programmi di prevenzione precoce. In Italia sarà avviata - annuncia Giorda - una collaborazione tra il nostro ministero della salute e alcuni Paesi del Golfo arabi i quali acquisiranno il nostro know-how per avviare un sistema di raccolta dati e monitoraggio della patologia, sul modello degli Annali della Amd». Questa volta quindi, è davvero il caso di dirlo: “prevenire è meglio che curare”, anche perché il nostro sistema sanitario potrebbe avere le tasche vuote per curare i malati di diabete. 

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