“Se bella vuoi apparire un po’ devi soffrire”. Una di quelle frasi che tutte le donne si saranno sentite dire almeno una volta nella vita. La domanda è d'obbligo, perché una donna per apparire bella debba soffrire e come si fa a collegare la bellezza con la sofferenza? Il tacco alto è uno degli strumenti di tortura per tutte le donne che vogliono apparire più slanciate, più sode e meno tozze. Attenzione però, ad aggiungersi alla lunga lista dei rischi da “tacco alto” oggi c’è anche il piede piatto. Uno studio britannico ha rivelato che i tacchi alti a lungo andare possono portare all’usura e alla deformazione di femori anche e ginocchia, osteoartrite, problemi alla schiena, dita a martello, alluce valgo e calli.
I tacchi alti non sostengono il piede in modo adeguato indebolendo i tendini che possono anche cedere. Gli stiletti, inoltre, alterano la postura e aumentano la pressione sulla parte che separa le dita dalla volta plantare provocando lo schiacciamento dell’arco naturale che arriva al tallone con il conseguente appiattimento del piede non solo brutto a vedersi ma anche fonte di ulteriori dolori.
Il rishcio di piede piatto da tacchi alti inoltre aumenta se l’abitudine ad indossarli è quotidiana e soprattutto se si sta in piedi per molte ore,per esempio al lavoro.
Assieme a questa cattiva notizia per tutte le donne affascinate da tacchi vertiginosi, per fortuna lo studio britannico condotto dal professor Ggraham Riley e dai suoi colleghi della University of East Anglia, pubblicato sulla rivista “ Annals of the Rheumatic Diseases”, ci rivela che all’orizzonte c’è un farmaco per curare il piede piatto.
Per alleviare il dolore da piede piatto oggi si usano particolari solette o dei supporti da inserire nelle scarpe e, per i casi più gravi,si ricorre ad un intervento chirurgico per rimodellare il piede.
Lo studio britannico però apre la strada ad una nuova terapia farmacologica basandosi sul presupposto che a indebolire i tendini contribuiscono particolari enzimi che,in caso di alterata attività, bersagliano i cordoni di collegamento tra ossa e muscoli.
Utilizzando queste proteine come target gli studiosi sono convinti che a breve si potrà sviluppare un farmaco ad hoc.
Lo studio precisa però che per avere un medicinale per il piede piatto ci vorrà almeno un decennio mentre potrebbero essere più vicine delle terapie mirate a curare altri disturbi diffusi come il tendine d’Achille. Anche in questo tipo di problemi, infatti, sono coinvolti gli enzimi “comlplici” del piede piatto. «I disturbi ai piedi sono una causa importante, e non abbastanza considerata, di dolore e disabilità negli anziani. Le alterazioni tendinee causate dall'invecchiamento contribuiscono a questi problemi», sottolinea Alan Silman, direttore medico della charity Arthtritis Research Uk, citato dai media britannici « quindi questa ricerca rappresenta un primo passo per riuscire a chiarire i complessi meccanismi biochimici che regolano i disturbi ai tendini».
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