di Jacopo Di Bonito
La medicina cambia rotta. “Tra dieci anni il mondo della farmaceutica sarà dominato dai nano farmaci”. Ad affermarlo è Mauro Ferrari, cervello italiano inventore della nanomedicina oncologica, presidente del Methodist Hospital Research Institute di Houston (Usa). “È una novità che cambia il mondo”, dichiara Ferrari, e oltreoceano ci si sta puntando molto. “Nel prossimo decennio - spiega il ricercatore italiano - i nanofarmaci diventeranno una quota sempre più importante perché permettono a tutti i farmaci di essere più efficaci e meno dannosi”. Oggi, dopo i farmaci chimici e biologici, questi prodotti “sono la terza forza”, sottolinea Ferrari, tra i primi studiosi al mondo ad interessarsi all’applicazione della nanomedicina al settore oncologico.
I vantaggi dei nanofarmaci nella lotta al cancro “sono legati al fatto - sottolinea l'esperto - che portano i principi attivi direttamente sul tumore. Si ottiene così una maggiore efficacia nella riduzione del cancro e, contemporaneamente, si limita la dispersione del farmaco in altre parti dell'organismo”. Insomma, più efficacia e meno danni collaterali.
Nello specifico, la nanomedicina si occupa di tutte quelle conoscenze e quelle tecnologie che abbiano un utilizzo medico nell'ordine di grandezza dei nanometri (1-100 nm). Lavorando a tali dimensioni la nanotecnologia altera la tradizionale distinzione tra biologia, chimica e fisica.
Le applicazioni della nanotecnologia vanno dall’uso medico dei nanomateriali, la formulazione di nuovi sistemi per la somministrazione dei farmaci (ad esempio attraverso i liposomi), ai biosensori nanotecnologici, al possibile utilizzo futuro della nanotecnologia molecolare.
Questo nuovo tipo di cura, infatti, punta a dirigere la molecola attiva verso il bersaglio. “È una questione di veicolazione”, ha aggiunto Ferrari. Le nanoparticelle sono infatti “navicelle” che caricano a bordo le molecole del farmaco e, per le loro caratteristiche fisiche e chimiche, riescono ad individuare la meta e a superare le barriere biologiche di difesa dell'organismo. “Con i farmaci chimici - precisa Ferrari - la percentuale di prodotto che arriva sul tumore è una parte per mille, se non meno. E si tratta di farmaci estremamente tossici, utilizzati proprio perché in grado di avvelenare il tumore. La nanomedicina, quando funziona, risolve questo grave problema”.
La strategia utilizzata nel laboratorio diretto da Mauro Ferrari è quella di “usare particelle che siano completamente degradabili nel corpo e che scompaiano del giro di qualche giorno o, al massimo, di qualche settimana. Non userei mai particelle che possano accumularsi e che non sappiamo cosa possano creare sul lungo periodo. Altri non sono d'accordo e usano particelle che, secondo dati sperimentali, si disperdono nel tempo. Personalmente, - conclude il presidente Ferrari - sono convinto che per ora è meglio non fidarsi”.
Nessun commento:
Posta un commento