sabato 14 gennaio 2012

Riuscito con successo il primo intervento italiano di angioplastica con stent coronarici bioassorbibili

di Valeria Pollio
La nuova tecnica di apertura dei vasi sanguigni ostruiti con utilizzo di stant assorbibili ha dimostrato nuovamente la sua efficacia. Questa volta dopo il lungo periodo di sperimentazione. Stamane, infatti, presso l’ospedale San Giacomo di Castelfranco, un uomo di 41, sportivo affetto da aterosclerosi coronarica diffusa, ha subito un delicato intervento di angioplastica (ricanalizzazione delle arterie) con protesi assorbibili. E’ il primo in Italia riuscito perfettamente. La notizia è stata resa nota dall’ Ulss 8 di Asolo. Il merito va all’ equipe della sala di Emodinamica diretta dal Primario di Cardiologia dell'ospedale San Giacomo di Castelfranco Veneto, Carlo Cernetti.
Tali mini-gabbie inserite nelle arterie, ripristinano il flusso sanguigno riaprendo i vasi ostruiti e sostenendone le pareti. La novità riguarda in particolar modo il medio-lungo termine, perché nel giro di un paio d'anni lo stent svanisce da sé, venendo assorbito nel tessuto organico che lo circonda (ecco perché bioassorbibile), evitando così i problemi legati alla lunga permanenza di un oggetto estraneo all'interno del corpo. “E’ un intervento significativo – dichiara il Primario Cernetti - perché questo nuovo tipo di stent lentamente rilascia un farmaco che permette la guarigione dell'arteria ostruita e dopo 18-24 mesi viene completamente bioassorbito. Questa tecnologia riduce il rischio di trombosi tardiva dello stent e dona nuovamente alla arteria le sue capacità naturali di rispondere a stimoli neuro-endocrini (vasodilatazione e vasocostrizione)”. Una tecnica che non solo apporta benefici ai pazienti, ma anche un risparmio di risorse sanitarie e professionali.

L’operazione, durata all’incirca 45 minuti, è stata realizzata con la seguente procedura: accesso attraverso l'arteria radiale, del polso, di destra senza complicanze, ha consentito al paziente di poter tornare nella propria stanza in modo autonomo. “Si tratta del primo caso del genere a livello nazionale – si legge nella nota dell'Ulss 8 - reso possibile grazie a un'innovativa tecnologia che consente di ricostruire l'anatomia delle arterie coronariche introducendo nelle stesse delle protesi bioassorbibili. Nel giro di 1 anno e mezzo, 2 al massimo, queste protesi riparano completamente l'arteria per poi dissolversi, a differenza degli attuali stent metallici che permangono a tempo indefinito nell'albero coronarico del paziente”.

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