sabato 14 gennaio 2012

Università pisana: da un anno si utilizza il “giubbotto salvacuore”

di Marina Ranucci
L’Azienda Ospedaliera Universitaria pisana conferma la sua avanguardia. Già da un anno nel reparto cardiologia, viene utilizzato il cosiddetto “giubbotto salvacuore”, un sofisticato sistema di defibrillazione esterna portatile. Un corsetto, forse più simile ad un giubbotto antiproiettili, che protegge il cuore da arresti cardiaci, aritmie o fibrillazioni ventricolari. Pesa circa un chilo e deve essere indossato 24 ore su 24, anche di notte, tranne che per il tempo di un bagno o di una doccia. I medici possono monitorare l’andamento del paziente dal computer, grazie alla possibilità del sistema di scaricare i dati immagazzinati su un server accessibile direttamente dall’ospedale.
L’unico handicap del sistema forse sta nel costo: 50mila euro a giubbotto. Infatti, l’azienda pisana dispone di soltanto 2 dispositivi. Dalla fine del 2010 a Pisa il giubbotto è stato utilizzato su 9 pazienti, provenienti anche da altre regioni, che hanno ottenuto ottimi risultati. «Il giubbotto - spiegano dall’Aoup diretta dalla Dr.ssa Maria Grazia Bongiorni - viene utilizzato in tutte quelle situazioni transitorie in cui non è possibile o non è definitivamente raccomandato, per motivi clinici, impiantare un dispositivo definitivo sottocutaneo». Infatti è impiegato prevalentemente per pazienti che hanno subito un evento cardiaco acuto, come ad esempio un infarto, in cui è indicato un monitoraggio di 2 mesi della funzione cardiaca in attesa di un eventuale impianto di un defibrillatore definitivo. Inoltre anche per quei pazienti che hanno subito una rimozione dei devices cardiaci precedentemente impiantati per motivi infettivi. Non potendo reimpiantare un altro dispositivo subito, effettuando un ulteriore intervento chirurgico, il giubbotto è la soluzione migliore. Questo permette anche alla cicatrice di guarire, prima di reintervenire, preservando il corpo, specie dei giovani, da una doppia cicatrice che potrebbe minare altresì lo stato psicologico del paziente. Il sistema esterno quindi, installato esternamente, è dotato di piastre "indossabili" attraverso un corsetto, collegato con un defibrillatore vero e proprio di piccole dimensioni, e da portare come un Holter. L’utilizzo richiede un semplice addestramento per il paziente ed una programmazione ad personam, della durata di soli 20 minuti all’atto della dimissione del degente. Il giubbotto monitora costantemente il ritmo cardiaco del paziente, riconoscendo le aritmie potenzialmente fatali secondo particolari algoritmi in grado di stabilire quando è necessario intervenire con una scarica defibrillatrice. Insomma, una assistenza personalizzata continua per chi soffre di patologie cardiache non ancora trattabili chirurgicamente. La casistica globale registra negli ospedali di tutto il mondo, oltre 3000 casi di soggetti che hanno indossato il giubbotto, con un’aderenza alla terapia superiore al 90% ed un’efficacia del primo shock erogato prossima al 100%. In Italia l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Pisa può considerarsi la prima.

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