di Marina Ranucci
Finora non esisteva un vaccino per l’epatite C. Questa malattia che si trasmette per via epatica, si stima abbia contagiato 170 milioni di persone nel mondo. L’immunizzazione è sempre risultata difficile, perché il virus, l’HCV, cambia spesso il suo aspetto, rendendolo un bersaglio difficile. Ma una sorprendente innovazione arriva grazie a ricercatori italiani che hanno ideato un nuovo modo di produrre vaccini. Usando come base virus di scimpanzé, innocui per l’uomo, hanno scoperto che questi sono capaci di indurre reazioni immunitarie molto più potenti di quelle dei vaccini classici. Lo studio è stato pubblicato con due articoli sulla rivista Science Translational Medicine.
Il traguardo si deve all’azienda Okairòs, i cui laboratori si trovano presso il centro di Biotecnologie Avanzate CEINGE di Napoli. Lo sviluppo dei vaccini si è basato sull’uso dei cosiddetti “vettori”, ossia vere e proprie navicelle genetiche che trasportano l’antigene dentro il corpo umano. In pratica dei contenitori che portano i virus innocui dentro l’organismo. I vettori, solitamente sono fatti di adenovirus umani inattivati, che però essendo appunto dei virus ben noti al corpo umano, come ad esempio quelli del comune raffreddore, non inducono una forte reazione immunitaria. Da qui la geniale idea di usare, invece, virus di scimpanzé, innocui ma sconosciuti al corpo umano e quindi in grado di “stuzzicare” in modo molto più forte il sistema immunitario. I ricercatori italiani hanno raccolto una serie di campioni di adenovirus di scimpanzé e hanno costruito i nuovi vettori. Di tutti i vaccini sviluppati finora con questi vettori, quello in fase più avanzata di sperimentazione è proprio il vaccino anti-epatite C che ha già superato la prima fase di sperimentazione su persone. «Abbiamo intrapreso una vera e propria campagna per la raccolta di campioni biologici di scimpanzé – spiega Alfredo Nicosia, direttore della Okairòs - da numerosi zoo e stabulari in Europa e Usa e siamo riusciti ad ottenere oltre mille campioni da cui abbiamo isolato gli adenovirus utilizzati nel nostro lavoro. I vettori virali, gli adenovirus umani oggi in uso per i vaccini – continua Nicosia - non producono quantità sufficienti di antigene e di conseguenza non inducono una risposta immunitaria sufficiente. Al contrario, gli adenovirus di scimpanzé che abbiamo sviluppato non sono mai entrati in contatto con l’organismo umano, quindi inducono una risposta immunitaria più potente. Il vaccino contro l’epatite C ha già superato la prima fase di sperimentazione su persone ed è solo uno di una lunga serie. Infatti, - illustra il ricercatore - la nostra azienda Biotech sta lavorando a una serie di vaccini tra cui uno contro la malaria, uno contro il virus respiratorio sinciziale (RSV), uno universale contro l’influenza e uno contro il virus Ebola. Tutti questi candidati vaccini sono basati sui nostri vettori adenovirali derivati da scimpanzé e per ora sono stati testati con successo in modelli animali per dimostrarne l’efficacia prima della prova clinica nell’uomo. Recentemente, il vaccino dell’epatite C è stato iniettato in volontari umani e si è dimostrato molto sicuro, cioè privo di effetti collaterali, nonché molto efficace per la sua capacità di indurre una risposta immunitaria potente e duratura contro il virus HCV (Hepatitis C Virus) - afferma Nicosia - Inoltre il vaccino si è dimostrato capace di indurre la produzione di cellule T citotossiche, che sono le uniche vere armi efficaci contro virus subdoli come epatite C e l’Hiv. Per misurare la risposta immunitaria indotta dal candidato vaccino nei volontari umani, abbiamo prelevato campioni di sangue dagli individui vaccinati e isolato le loro cellule T citotossiche, misurandone quantità e capacità di reagire contro gli antigeni del virus HCV. Ora, in collaborazione con il National Institute of Health americano, abbiamo chiesto l’autorizzazione alla sperimentazione per valutare l’efficacia del nostro vaccino e contiamo di iniziare lo studio clinico di fase II negli Stati Uniti entro il primo trimestre 2012 presso due cliniche universitarie americane: la Johns Hopkins University di Baltimora e l’Università di California San Francisco». I ricercatori sperano dunque che il lavoro possa portare a sintetizzare finalmente un farmaco efficace per immunizzare definitivamente dalle infezioni da epatite C.
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