di Marina Ranucci
Essere depressi sarebbe tutta colpa di un gene. Una nuova ricerca americana rivela che in realtà la causa del male di vivere potrebbe essere nascosta nel proprio Dna e che nell’insorgere della malattia, accanto ad eventi traumatici esterni, tutto dipenderebbe da un gene: il 5-HTTLPR. Sarebbe questo, il responsabile della depressione maggiore, quella forma di malattia del gruppo delle patologie legate all’ansia, che sono spesso una strada senza via di uscita. Fino a qualche anno fa si pensava che la depressione fosse un fatto meramente psicologico, legato alle condizioni di vita, allo stress, e all’ansia generalizzata.
Adesso grazie alle nuove ricerche, si comincia a prendere in seria considerazione che la depressione, anche se legata a fattori traumatici scatenanti, possa avere origine dal patrimonio genetico dell’individuo. Insomma una predisposizione che renderebbe alcuni soggetti più esposti di altri agli stati depressivi. Lo studio americano dell’University of Michigan pubblicato su Archives of General Psychiatry, ha preso in esame 54 studi e ha confermato il legame tra Dna e male di vivere, contraddicendo un precedente lavoro del 2009 che aveva messo in dubbio le basi genetiche della depressione. Un team di esperti in genetica, statistica ed epidemiologia aveva pubblicato appunto nel 2009, sul Journal of the american medical association (Jama) i risultati di un’analisi di 14 rilevanti pubblicazioni, che valutavano l’interazione tra Dna, eventi stressanti e sviluppo della depressione. «Dalla nostra analisi - scrivevano i ricercatori nel 2009 - non emerge una correlazione significativa del genotipo del gene in questione con la depressione, né con la suscettibilità agli eventi stressanti della vita». Oggi i ricercatori della University of Michigan Medical School, presentano una nuova e più estesa analisi. Il nuovo studio infatti, analizza 54 ricerche, portate avanti fra il 2001 e il 2009, che hanno analizzato ben 41mila pazienti affetti da depressione. I risultati hanno dimostrato il legame tra il gene 5-HTTLPR, lo stress e la depressione. Questo gene quindi, sarebbe capace di indebolire i circuiti cerebrali che elaborano le emozioni negative, alterandone il funzionamento e scatenando il rischio di sviluppare la depressione, soprattutto in presenza di eventi traumatici. «Avendo incluso tutti gli studi più pertinenti sull’argomento – afferma Srijan Sen, pisichiatra dell’University of Michigan - possiamo confermare che il corredo genetico di un individuo fa la differenza nel modo in cui lui o lei risponde allo stress». I risultati dello studio americano, hanno raccolto anche l’approvazione di altri ricercatori: «L’accurato e sistematico approccio utilizzato dai colleghi dell’ateneo del Michigan - ha commentato Terrie Moffitt, ricercatore della Duke University - dimostra perché, al contrario, l’indagine pubblicata su “Jama” nel 2009 fosse limitata». Finalmente questa ricerca potrebbe quindi portare alla ricostruzione della carta d’identità genetica della depressione, aprendo così la strada al controllo di questa terribile malattia che, secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, entro il 2020 potrebbe essere la seconda patologia più diffusa nel mondo dopo i disturbi cardiovascolari.
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