lunedì 23 gennaio 2012

Sanità: arrivano le nuove procedure per l’accertamento dell’invalidità civile

di Marina Ranucci
Le lunghe trafile burocratiche e giudiziarie non risparmiamo nemmeno chi è affetto da disabilità. Spesso in Italia, un soggetto portatore di handicap, prima che veda giustamente riconosciuta la sua invalidità, deve attendere complicate ed interminabili procedure, effettuare numerose visite medico-legali, e molte volte si è costretti anche a proporre ricorsi. Negli ultimi tempi soprattutto, visti i numerosi episodi di truffe che però non hanno fatto altro che peggiorare la situazione di coloro che realmente erano ammalati. Dal 1° gennaio 2012 la normativa ha subito dei cambiamenti. Il legislatore ha cercato di intervenire per una riduzione del contenzioso, favorendo una risoluzione di tipo amichevole ed un percorso più rapido. Attualmente ad esempio, il cittadino che intende fare ricorso, non potrà più opporsi ad un verbale dell’Inps
citando in causa l’istituto di previdenza, ma dovrà presentare presso il Tribunale di residenza una istanza di “Accertamento tecnico preventivo”, in gergo legale “ATP” secondo l’art. 38 della legge n. 111/2011 del codice di procedura civile, in base all’art. 445 bis che disciplina l’Atp obbligatorio per questo tipo di controversie. Una volta partita la richiesta dell’Atp, il Giudice provvederà a far effettuare la consulenza di accertamento, nominando un medico iscritto all’albo dei periti del Tribunale, che dovrà esprimersi sulla “sussistenza dei requisiti medico-legali dell’invalidità”. Le conclusioni di quest’ultimo, se accettate da entrambe le parti e risultanti eque, verranno omologate con un decreto del Giudice ed diventeranno immediatamente efficaci legalmente. Nel caso di non accettazione di una parte, si dovrà per forza intentare normalmente causa. «Ogni anno riceviamo circa 150mila ricorsi giudiziari di invalidità civile e pensionabile – ha affermato Massimo Piccioni, responsabile del Coordinamento generale medico legale dell’Inps - il problema è che il contenzioso giudiziario medico-legale Inps, soprattutto quello di invalidità civile, è concentrato per l’80% in alcune regioni centro-meridionali e per un terzo nella sola Campania – continua il responsabile dell’Inps - con il tempo si è andato accumulando nei tribunali un arretrato di oltre 300mila cause giudiziarie di tipo sanitario Inps, ed oggi i cittadini devono attendere anche due anni per una sentenza di primo grado» conclude, Piccioni. I cambiamenti porterebbero però degli svantaggi proprio per gli sciagurati cittadini disabili. «Viene eliminato il secondo grado di giudizio presso la Corte d’Appello - sottolinea Carlo Giacobini, direttore di Handylex, servizio legislativo dell’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare – così l’invalidità civile diventerà l’unico caso in cui non è possibile opporsi alla decisione del giudice. È vero che i procedimenti potrebbero essere più veloci – spiega il direttore - ma anche più sbilanciati a scapito dei cittadini che avranno garanzie inferiori: per loro sarà più svantaggioso presentare ricorsi – continua Giacobini - col nuovo iter diventa centrale il ruolo dei consulenti tecnici del Tribunale. Non è previsto che quelli inseriti nell’apposito elenco siano medici legali o specialisti nella malattia da esaminare. Il giudice sceglie di solito il primo medico disponibile: potrebbe essere ad esempio un dermatologo chiamato a valutare casi di distrofia o lesione spinale. Inoltre, se si vuole contestare la perizia del consulente nominato dal giudice, occorre scegliersi, pagando di tasca proprio, un perito di parte, ma anche un avvocato». Insomma, la riduzione della tempistica non risponderebbe alla garanzia di una decisione giusta, e nell’accertamento della reale disabilità di un individuo. L’odissea per i poveri invalidi sembra destinata a continuare.

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