di Marina Ranucci
La metà dei ricoverati negli ospedali italiani è malnutrito. L’allarme arriva dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni. Il degente spesso vede consegnarsi il proprio pasto in ospedale in orari inadeguati, con pietanze fredde e poco gustose. Di conseguenza non si nutre efficacemente e ritarda la propria ripresa fisica, aumentando i tempi e soprattutto i costi del ricovero. In Italia solo il 10% delle strutture ospedaliere prevede un servizio di nutrizione clinica, in particolare al Nord, dove i pazienti ricoverati possono beneficiare di una dieta personalizzata. «Bisognerebbe migliorare, nel nostro Paese, la cultura dell’alimentazione negli ospedali – afferma Riccardo Caccialanza, responsabile del servizio
di dietetica dell’ospedale San Matteo di Pavia e segretario nazionale della Società italiana di nutrizione artificiale e metabolismo (Sinpe) - se ne ricaverebbero vantaggi per la salute dei pazienti e per le casse dello Stato, perché in molti casi una dieta adeguata può ridurre le giornate e i costi di ricovero». Il medico, ha effettuato uno studio su un campione di 1.200 pazienti, valutando la propria nutrizione dall’ingresso in ospedale fino alle dimissioni. È emerso che dal 30% al 50% dei pazienti ricoverati aveva già al momento dell’accettazione un rischio di malnutrizione. «Un problema legato sicuramente alle patologie – spiega Caccialanza - ma anche alla scarsa attenzione all’alimentazione nell’assistenza territoriale e a casa. I pazienti anziani, che vivono con la pensione minima, fanno fatica ad alimentarsi bene. Tuttavia arrivati in ospedale le strutture difficilmente sono attrezzate per affrontare la malnutrizione. Al San Matteo di Pavia per esempio – continua l’esperto - da anni si sta investendo per strutturare alla meglio questo servizio e seguire, anche dopo le dimissioni, i pazienti che hanno problemi maggiori. Possiamo anche personalizzare la dieta di ciascun paziente che, su indicazione del medico, può essere visitato da un dietista che può capire perché un alimento non viene gradito da un degente. La nutrizione è ancora troppo spesso vista come qualcosa di accessorio, in molte situazioni. E questo crea problemi perché, in caso di malnutrizione, quando non si interviene si rischia anche di aumentare la mortalità. Il problema è che oggi si continua a considerare la nutrizione come strumento per perdere peso, mentre si tratta di una branca della medicina che offre enormi vantaggi. C’è una necessità di risorse che, una volta investite, aiuterebbero ad evitare molti sprechi» conclude, Riccardo Caccialanza. Investire per risparmiare. Sembra essere ancora una volta questo il suggerimento che dovrebbe cogliere il sistema sanitario italiano per frenare la sua colata a picco.
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