di Marina Ranucci
Un altro primato negativo incombe sulla sanità partenopea. Stavolta la maglia nera tocca all’Asl Napoli 1 Centro, per il ritardo dei pagamenti alle ditte fornitrici. Il record è di 1.676 giorni: oltre quattro anni e sette mesi. Il dato emerge da una ricerca della Cgia (Associazione Artigiani e Piccole Imprese) di Mestre che ha stilato la graduatoria nazionale dei tempi di pagamento alle imprese fornitrici delle Asl italiane. I risultati hanno bocciato le aziende sanitarie meridionali che impiegano tempi quasi eterni per saldare i propri debiti. In almeno 8 aziende sanitarie di Campania e Calabria, si superano i 1.000 giorni.
La Cgia segnala dopo l’Asl Napoli 1, l’Asl San Sebastiano di Caserta dove i pagamenti vengono saldati dopo 1.414 giorni, e di seguito l’Ospedale Federico II di Napoli con 1.321 giorni di ritardo, l’Ospedale di Cosenza con 1.257 giorni, l’Asl di Salerno con 1.157 giorni, l’Azienda Ospedaliera Pugliese di Ciaccio-Catanzaro con 1.038 giorni, ed infine l’Asl di Cosenza con 1.033 giorni. Di contro il primato positivo lo detiene il Nord. Due Asl sulle totali 286 italiane, lo 0,7% del totale, pagano le imprese fornitrici entro 60 giorni: sono quelle di Crema con 46 giorni, e di Mondovì con solo 23 giorni. Oltre gli infiniti ritardi nei pagamenti, l’associazione mestrina ha calcolato che Asl dovrebbero ancora saldare alle aziende fornitrici oltre 40miliardi di euro di debiti per servizi già erogati. «È vergognoso che in Italia - afferma Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre - solo due Asl su 286, pari allo 0,7% del totale, pagano i propri fornitori di dispositivi medici entro la soglia dei 60 giorni, così come previsto dalla recente direttiva europea che il nostro Parlamento deve ancora recepire. Questa anomalia tutta italiana – continua il segretario - deve terminare. I ritardi influiscono negativamente sulla liquidità e stanno complicando la gestione finanziaria delle imprese fornitrici. Inoltre, - aggiunge Bortolussi - gli effetti negativi sono aumentati considerevolmente proprio in questi ultimi mesi di recessione economica, visto che l’accesso a qualsiasi forma di credito è diventato più difficile. È bene ricordare che le pubbliche amministrazioni godono di flussi di entrate certe, prevedibili e continui rispetto alle imprese private. Per questo – conclude - non sono più tollerabili questi tempi di pagamento, che mettono in grosse difficoltà le aziende e creano distorsioni alla concorrenza non più giustificabili». Tuttavia, la soluzione definitiva a questi ritardi resta un vero e proprio rompicapo, Intanto la crisi continua a stringere i crediti alle aziende, già messe alla corda dai crescenti ritardi dei pagamenti pubblici.
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