giovedì 9 febbraio 2012

AMBIENTE E POLITICA - Allarme emissioni Co2 in Europa

L’anidride carbonica verrà “intrappolata” nel sottosuolo
di Jacopo Di Bonito
Catturare l’anidride carbonica per evitare che finisca nell’aria. La nuova tecnologia, che giunge direttamente dall’America, affascina e non poco le aziende europee. Secondo gli esperti, l’Ue starebbe per finanziare con un miliardo e trecentomila euro, presi dal pacchetto energia, la Carbon Capture and Storage, una tecnologia sperimentale per raccogliere e conservare sottoterra le emissioni di carbonio (Ccs).
I tecnici dell’Unione Europea, difendono, in ogni caso, la loro scelta. I favorevoli alla Ccs  sostengono infatti che l’uso del carbonio sarà cruciale per ridurre l’impatto sul riscaldamento globale di combustibili fossili come il carbone e gas naturale, su cui l’Agenzia internazionale per l’energia dice che il mondo continuerà a fare affidamento per i prossimi decenni. Antònio Correia de Campos, relatore sul pacchetto energia al Parlamento europeo, sostiene che il 10-15% dello stanziamento totale previsto, pari a oltre 9 miliardi euro, sarà destinato allo studio ed alla implementazione di questa tecnologia, finora, poco sviluppata. I progetti europei per il recupero della Co2 sono in forte ritardo, pur avendo ricevuto negli anni miliardi di finanziamenti. Nelle scienze ambientali con il termine cattura e sequestro del carbonio (spesso indicato anche con l'acronimo CCS, derivato dal termine inglese Carbon Capture and Storage - o Sequestration) si indica il confinamento geologico dell’anidride carbonica (CO2) prodotta da grandi impianti di combustione; una tecnologia che sta entrando a far parte del mix di strategie disponibili per far fronte alla crescente concentrazione in atmosfera di CO2 di origine antropica, un gas ad effetto serra che sembra concorrere all’attuale riscaldamento del globo.
La nuova tecnologia americana sembrerebbe fondamentale anche per riempire i giacimenti petroliferi. Il carbonio liquefatto, che è un sottoprodotto della Ccs, può infatti anche essere pompato in giacimenti petroliferi impoveriti per spingere il combustibile fossile rimanente in superficie.
Cosa dovranno attendersi quindi i paesi europei? L’Unione europea sembra aver scelto la strada da seguire. Un miliardo e 300mila euro di finanziamento sono, sinceramente, più di una semplice attestazione di fiducia.


L’idea tanto rivoluzionaria sembra nascondere però alcuni lati oscuri. Stando alle parole degli ambientalisti: “questa pratica può avere conseguenze pericolose per le comunità vicine ai luoghi di stoccaggio ed estrazione”. Qualche mese fa, un giornale canadese, la Stella Whitehorse, ha riferito che uno studio commissionato da un gruppo di agricoltori aveva scoperto che il più grande progetto di Ccs del mondo, gestito da Cenovus, un gigante dell’energia, perdeva carbonio. Gli agricoltori, con i loro terreni e fattorie al di sopra del giacimento Weyburn in Saskatchewan, dove Cenovus aveva iniettato oltre 13 milioni di tonnellate di gas, lamentavano che i loro animali stavano morendo mentre dal sottosuolo emergeva schiuma mista ad acqua. In altre parole, un minor inquinamento dell’aria in cambio di un maggior inquinamento del suolo. L’impatto ambientale della nuova tecnologia appare sempre più confuso.

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