Un nuovo vento di guerra soffia sul Sudan
di Jacopo Di BonitoUn nuovo vento di guerra soffia sul Sudan. “Bisogna agire ora, perché domani sarà troppo tardi”. Secondo l’Organizzazione Non Governativa “Italian for Darfur”, un nuovo conflitto è alle porte. E bisogna fare di tutto per evitarlo. Al confine tra il Sudan del Sud e quello del Nord la situazione è tesa. Tesissima. Gli eserciti sono già schierati, pronti alla scontro.
La pace tra i due “stati” è durata appena un anno. Con le elezioni del gennaio 2011 in molti credevano in una riconciliazione duratura, ma così non è stato.
Dopo 20 anni di violenze e circa 3 milioni di morti, la situazione sta nuovamente precipitando. Gli interessi petroliferi e le ataviche differenze etniche tra il Nord ed il Sud del Sudan non lasciano spazio ad una possibile intesa.
“Le truppe del Nord Sudan e del Sud Sudan si stanno schierando sul confine tra i due Paesi pronti a una nuova guerra e la Comunità internazionale appare inerme e rassegnata a un inevitabile conflitto su larga scala”. L’Ong, Italian for Darfur, lancia l’allarme. “Insieme alle altre organizzazioni della campagna Sudan 365 – spiegano in un comunicato i volontari italiani - chiediamo all’Unione africana, alla Lega Araba e ai Paesi garanti dell’Accordo di pace del 2005, che pose fine alla guerra civile in Sudan, tra cui l’Italia, di intervenire al più presto e potenziare l’opera di mediazione in atto in Etiopia e che finora non ha prodotto alcun risultato”.
Intanto, le notizie che giungono dal fronte sono preoccupanti. “Al-Bashir (Sudan del Nord) sta mobilitando le sue forze al confine con il Sud Sudan per invaderlo con l’obiettivo di riunificare il Sudan con la forza”, ha dichiarato il presidente del Sud Sudan, Kiir Mayardit, che ha avvertito Khartoum(Sudan del Nord) dall’intraprendere un’azione armata contro il paese sostenendo che: “la guerra non è nell’interesse del popolo sudanese o della regione. Il Sudan deve stare lontano dalla guerra, risolvere la questione in Darfur e nelle altre aree sudanesi, e non lanciare un nuovo conflitto contro il sud”.
“Notizie che arrivano dalla nostra organizzazione partner a Khartoum – si legge nel comunicato dell’Ong italiana – ci dicono che oltre alle truppe regolari, si starebbero preparando agli scontri anche i ribelli del Darfur”, con eserciti formati da migliaia di bambini.
In ogni caso, la tensione tra gli stati è altissima. Le Ong presenti sul territorio chiedono aiuto alla comunità internazionale. L’Occidente sembra però non interessarsi al problema, a differenza di quanto accaduto in Libia e in Iraq. C’è il sospetto che il “bottino di guerra”, spesso, interessi più del rispetto dei diritti umani. E lì dove non si può interviene con campagne militari “democratiche”, non vale la pena, forse, neanche provare a salvare milioni di vite.
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