Ricercatori italiani scoprono la molecola Reparixin
di Jacopo Di Bonito
Nuova conquista nella lotta contro il diabete giovanile. Secondo uno studio italiano, presentato al Congresso di Innsbruck, la nuova molecola Reparixin sarebbe in grado di migliorare il trapianto di isole pancreatiche, nuova frontiera per la cura del diabete giovanile di tipo I.“I risultati ottenuti con la nuova molecola - spiega Lorenzo Piemonti, coordinatore del test clinico sul nuovo farmaco e co-direttore del programma Trapianto di isole del San Raffaele Diabetes Research Institute di Milano - sono incoraggianti sul fronte del consolidamento del trapianto di isole pancreatiche, ma possono anche rappresentare una prospettiva per l’identificazione di una terapia in grado di prevenire la distruzione delle cellule che producono insulina all’esordio del diabete giovanile”.
In altre parole, la nuova molecola migliorerebbe i risultati del trapianto di isole pancreatiche, e preverrebbe l’esordio della malattia. Una duplice valenza, quindi, che potrebbe cambiare la vita di 500mila under 14 affetti dalla patologia. Il diabete mellito di tipo 1 (giovanile) è una forma di diabete che si configura come malattia autoimmune caratterizzata dalla distruzione delle cellule B pancreatiche che comporta solitamente associazione all’insulino-deficienza.
Le cause sono un insieme di fattori che riguardano la genetica, l’ambiente e l’immunologia, ad una predisposizione genetica di base si unisce uno stimolo immunologico che, con il passare del tempo, porta alla distruzione delle cellule beta, e quando la percentuale di cellule beta perse arriva all’80%, ci si ritrova di fronte al diabete mellito di forma 1. L’insorgenza ha variazione stagionale e può seguire, tra l’altro, il morbillo, l’epatite o infezioni da Coxsackie virus.
Se fino a qualche anno fa la procedura di riferimento per la cura di questa patologia era il trapianto di pancreas, nell’ultimo periodo si è affermato un efficace metodo “alternativo”: il trapianto di isole pancreatiche (le cellule del pancreas che producono insulina) da donatore, che vengono impiantate nel fegato del ricevente attraverso una semplice infusione in vena.
Camillo Ricordi, direttore del Diabetes Research Institute e del Centro trapianti cellulari presso l’Università di Miami, nonché uno dei massimi esperti mondiali nelle tecniche di isolamento e trapianto di isole pancreatiche, elogia la nuova “terapia”: “il trapianto di isole rappresenta una valida e concreta alternativa al trapianto di organo e sono convinto del potenziale della nuova molecola per l’ottimizzazione dei risultati nel trapianto di isole. Guardo però anche con interesse - conclude Ricordi - alla possibilità offerta da questa nuova molecola di contribuire a strategie terapeutiche mirate per bloccare il diabete sin dalla fase di esordio”.
La guerra al diabete giovanile è stata dichiarata. L’esercito dei ricercatori è già partito, con a capo, gli studiosi italiani.
Se fino a qualche anno fa la procedura di riferimento per la cura di questa patologia era il trapianto di pancreas, nell’ultimo periodo si è affermato un efficace metodo “alternativo”: il trapianto di isole pancreatiche (le cellule del pancreas che producono insulina) da donatore, che vengono impiantate nel fegato del ricevente attraverso una semplice infusione in vena.
Camillo Ricordi, direttore del Diabetes Research Institute e del Centro trapianti cellulari presso l’Università di Miami, nonché uno dei massimi esperti mondiali nelle tecniche di isolamento e trapianto di isole pancreatiche, elogia la nuova “terapia”: “il trapianto di isole rappresenta una valida e concreta alternativa al trapianto di organo e sono convinto del potenziale della nuova molecola per l’ottimizzazione dei risultati nel trapianto di isole. Guardo però anche con interesse - conclude Ricordi - alla possibilità offerta da questa nuova molecola di contribuire a strategie terapeutiche mirate per bloccare il diabete sin dalla fase di esordio”.
La guerra al diabete giovanile è stata dichiarata. L’esercito dei ricercatori è già partito, con a capo, gli studiosi italiani.
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