circa 1,6 milioni
di Valeria Pollio
I dati parlano chiaro e non sono per nulla rassicuranti. L’Italia ha il primato europeo nell’infezione da virus C, con oltre 1,6 milioni di persone infette. Inoltre elevato è il tasso di mortalità per cirrosi epatica e tumore del fegato da epatite B o C. Tali infezioni sono la causa del 70% dei trapianti di fegato. Inquietante è la realtà fotografata dai dati del II Workshop nazionale di economia e farmaci in epatologia (Wef-E), tenutosi ieri a Roma presso l'Università Cattolica - Policlinico Gemelli di Roma, in Aula Brasca.
Il progetto, ideato da Antonio Gasbarrini, ordinario di Gastroenterologia dell'ateneo capitolino, e Americo Cicchetti, ordinario di Organizzazione aziendale, è ispirato al Core Model dell'European Network for Health Technology Assessment (EunetHta). “Riuniti intorno allo stesso tavolo ci sono ricercatori di diversi ambiti (epatologi, igienisti, farmacologi e farmacisti, economisti) e stakeholder (associazioni di cittadini e di pazienti, industria) - spiegano Gasbarrini e Cicchetti, responsabili scientifici dell'evento - per offrire all'attenzione dei decision maker un'analisi sistematica dell'impatto che le nuove terapie per le patologie epatiche possono avere sui pazienti, il sistema sanitario e la società in genere”. All'evento, patrocinato da società scientifiche e associazioni pazienti, è atteso l’intervento di Antonio Tomassini, presidente della Commissione Igiene e sanità del Senato. Ma vediamo più da vicino il quadro emerso dalle informazioni a disposizione, servirà a chiarire le idee. In Europa circa 23 milioni di persone sono affette da Hbv, con una media di 36 mila morti l’anno, mentre l’Hcv causa circa 86 mila decessi. Nicola Caporaso, ordinario di Gastroenterologia all'università Federico II di Napoli, ci tiene a ricordare tali cifre e soprattutto ritiene opportuno lanciare l’allarme Italia. Nel nostro Paese, dati alla mano, il 3% degli abitanti è positivo al virus Hcv, mentre i portatori cronici sono circa 1,6 milioni, di cui 330 mila sono affetti da cirrosi epatica. Quest'ultima, insieme alle forme da virus dell'epatite C e dell'epatite B (Hbv), uccide ogni anno circa 12 mila italiani. A livello nazionale, la maglia nera va alle Regioni del Sud Italia; in Campania, Puglia e Calabria, nella popolazione over 70, l’incidenza del virus Hcv supera il 20%. “Ancora molti pazienti restano senza diagnosi, visto che il numero di pazienti in cura è circa l'1,5-2% del totale delle infezioni croniche in Italia, che ammontano a 1,2 milioni di persone per epatite C e mezzo milione per epatite B” – precisano gli esperti -. «L'elevata immigrazione da regioni come l'Africa e il Mediterraneo orientale, dove la prevalenza delle infezioni da virus epatitici è particolarmente elevata - evidenzia Caporaso - sta cambiando l'epidemiologia di Hbv e Hcv in Italia, incrementando il serbatoio di soggetti positivi. La tipologia di infezione dei soggetti immigrati si differenzia per genotipo dell'Hcv, di facile trasmissione. Nel complesso, “in Italia l'incidenza di epatite C e B è in calo tra i giovani - dichiara Caporaso, alla luce dei dati analizzati -. Abbiamo, infatti, un numero molto elevato di malati che deriva dalla coorte di soggetti infettati nei decenni scorsi, quando non si conoscevano i meccanismi di trasmissione e la circolazione del virus procedeva indisturbata”. Dunque la popolazione anziana risulta la più colpita. La vaccinazione anti-Hbv sembra abbia quasi completamente debellato il rischio di contrarre le nuove infezioni per la popolazione più giovane. Quanto alle modalità di contagio, la via sessuale è una delle principali cause di nuova infezione da virus dell'epatite B; per l'epatite C, invece, i maggiori fattori di rischio infezione sono la tossicodipendenza e i trattamenti estetici come piercing e tatuaggi, se effettuati in condizioni igieniche non a norma. Accanto al fattore salute c’è sempre quello economico. In Italia le epatopatie incidono per il 5% sui rimborsi che spettano alle Regioni per l'attività ospedaliera. Ciò fa capire come sia onerosa la spesa per fronteggiare e curare le malattie epatiche. “La situazione attuale – sottolineano gli esperti - è caratterizzata da un'ampia variabilità territoriale; in particolare, il tasso di ospedalizzazione per 100 mila abitanti varia da meno dello 0,5 del Piemonte al 3,2 della Campania”. Per quanto riguarda le possibilità di cura o terapie, “è ormai ampiamente dimostrato dalla pratica clinica - precisa Massimo Colombo, ordinario di Gastroenterologia all'università degli Studi di Milano - che i pazienti con cirrosi o comunque epatite severa (un quarto del totale pazienti con epatite C) traggono beneficio dal trattamento antivirale, ottenendo la reversione della cirrosi in molti casi. Nell'epatite B le terapie antivirali determinano reversione dello scompenso clinico e aumentano l'accesso al trapianto fegato salvavita. Meno chiari sono gli effetti a lungo termine delle terapie antivirali nei pazienti con lieve o moderata epatite, senza cirrosi”. In ogni caso “è sempre conveniente eradicare il virus, soprattutto se il paziente è giovane e ha prospettiva di lunga vita” – conclude -.
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