giovedì 16 febbraio 2012

PRIMO PIANO - UNIVERSITÀ “LA SAPIENZA” - TEST DI AMMISSIONE DISCRIMINANTI

Studente disabile ricorre al Tar per ripetere il test di Medicina

di Marina Ranucci
Test di ammissione al corso di laurea in medicina a numero chiuso. La scena si svolge pressappoco così. Migliaia di studenti, in aule enormi e nella confusione più totale. Giovani che parlano, si confrontano o copiano. Si alzano per andare nella toilette, per chiedere spiegazioni o consegnare gli elaborati. Concentrarsi è quasi impossibile. Per una persona “normale”. Uno studente “disabile” può addirittura non riuscire a svolgere la prova.
È proprio quello che è successo ad un giovane affetto da dislessia, una grave patologia neurologica che comporta difficoltà dell’apprendimento e scarsa concentrazione nella lettura, che dopo aver partecipato al test di accesso alla facoltà di Medicina “La Sapienza” di Roma lo scorso settembre, ha fatto ricorso al Tar del Lazio per non essere stato tutelato nello svolgimento della prova. Lo studente, in base alla legge sul diritto allo studio (170 dell’8 ottobre 2010) prima del test si era recato allo sportello Disabili dell’Università per presentare la documentazione comprovante il suo handicap, ottenendo solo il beneficio di ulteriori 36 minuti per rispondere ai quiz, ma non le condizioni e gli strumenti idonei al suo particolare stato. Per questo motivo, non essendo riuscito in sede di esame a completare la prova, si era rivolto all’Unione degli Universitari (Udu), sindacato degli studenti, richiedendo assistenza per la sua particolare situazione. Ma, non è bastata una lettera al Rettore da parte dell’Udu per chiedere l’ammissione al corso di laurea dello studente disabile o la ripetizione della prova scritta. È stato necessario proporre ricorso al Tar ed attendere mesi per riammettere lo studente alla prova. Il Tribunale amministrativo ha ritenuto che «rispetto agli altri candidati, al ricorrente affetto da dislessia, non appaiono essere state offerte in sede di svolgimento delle prove a test, le condizioni e gli strumenti appropriati al suo particolare stato». Insomma, lo studente secondo i giudici amministrativi, potrà ripetere regolarmente la prova in condizioni idonee al suo stato. Ma, la storia sembra non finire qui. «Sono stato informato dalla segreteria dell’Università – afferma lo studente disabile - che “La Sapienza” potrebbe impugnare l’ordinanza del Tar. Se così fosse, alla discriminazione si aggiungerebbe un accanimento immotivato. Noi dislessici – conclude lo studente - siamo tenuti in scarsa considerazione proprio dalle istituzioni che dovrebbero tutelarci, anche grazie alle leggi che specificano le nostre necessità». D’altro canto l’Unione degli Universitari era già sul piede di guerra, e non fermerà la propria battaglia per il diritto allo studio dei disabili. «C’era già stato un caso analogo con una studentessa cieca - ricorda Michele Orezzi, coordinatore nazionale dell’Udu - di fronte a diverse sentenze e ordinanze del Tar e del Consiglio di Stato – continua – l’ateneo persevera nel suo comportamento illegittimo, discriminando gli studenti colpiti da limitazioni psicofisiche, noncurante dei principi costituzionali e violando il loro diritto allo studio».

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