In Italia, mercato da 2,2 miliardi di euro
di Marina Ranucci
Per i piccoli malanni di stagione si sa, l’esperienza della nonna o della mamma, spesso può evitare di ricorrere al consulto del medico. Il raffreddore o il mal di gola si possono curare con quel solito sciroppo. La febbre cala con la compressa di antipiretico. Insomma, i farmaci senza obbligo di ricetta, che oggi si possono trovare facilmente anche tra i banchi del supermercato. In Italia, il mercato dei medicinali di automedicazione rappresentano il 17% del totale dei farmaci acquistati. Parliamo di un mercato di oltre 2,2 miliardi di euro. Vendite che raggiungono livelli altissimi soprattutto nella stagione invernale, quando freddo e vento alimentano le sindromi influenzali. L’Associazione nazionale dell’industria farmaceutica dell’automedicazione (Anifa), appartenente a Federchimica, ha sempre precisato nelle sue campagne, che
i farmaci da banco sono riconoscibili grazie al simbolo rosso con la scritta “Farmaco senza obbligo di ricetta”. Per questi medicinali infatti, il decreto del Ministero della Salute del 1° febbraio 2002 , ha istituito l’apposizione di un bollino di riconoscimento da riportare su tutte le confezioni dei farmaci vendibili senza bisogno di presentare la prescrizione del medico. Tale bollino ha lo scopo di rendere riconoscibili questi farmaci, dai prodotti per la salute e da tutti quei farmaci per i quali, invece, è richiesta la ricetta medica. I medicinali senza obbligo di ricetta, già dalle prime “liberalizzazioni” apportate dalla legge Bersani 248/2006, possono essere venduti anche in esercizi diversi dalla farmacia, come parafarmacie e corner della grande distribuzione, purché venduti in appositi reparti e sempre alla presenza di un farmacista. Anche i prezzi di questi medicinali sono liberi e possono essere determinati autonomamente dal titolare di ogni punto vendita, senza rimborso del Servizio sanitario nazionale. Nonostante la “libera” vendita e somministrazione, bisogna sempre tener presente alcune regole. Non vi sarà l’obbligo di ricetta, ma si tratta sempre di farmaci da utilizzare con cautela. Quindi è sempre consigliato ricorrere all’automedicazione per il trattamento di disturbi lievi e transitori e per periodi limitati di tempo, al massimo 7 giorni. Se i sintomi persistono o compaiono nuovi disturbi occorre interrompere la terapia e consultare il medico. È sempre opportuno verificare che la confezione riporti il “bollino rosso” che contraddistingue i soli farmaci di automedicazione. L’impiego di farmaci acquistabili solo con ricetta medica non deve mai avvenire con leggerezza e senza il consulto del medico. Inoltre bisogna utilizzare i farmaci secondo le istruzioni del foglietto illustrativo, che va sempre letto, attenendosi ai modi, ai tempi ed alle dosi di impiego. Attenzione a controllare che il farmaco scelto possa essere assunto contemporaneamente ad altri medicinali che si stanno eventualmente assumendo per cure differenti, ed attenzione a fidarsi del passaparola: farmaci efficaci per una persona possono non essere indicati per un’altra. Chiedere, invece, sempre consiglio al medico in situazioni delicate come nella donna in stato di gravidanza o durante l’allattamento. Infine, conservare sempre le confezioni conformemente alle istruzioni d’uso, controllare la data di scadenza e tenere i farmaci sempre fuori dalla portata dei bambini. Insomma, con l’automedicazione bisogna andarci cauti e non dimenticare che si ha a che fare sempre con composizioni chimiche cariche di eccipienti che possono anche provocare allergie. Gli effetti indesiderati, sono sempre dietro l’angolo.
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