sabato 6 agosto 2011

Dislessia, il disegno di legge in consiglio regionale

Arriva in consiglio regionale una proposta di legge a favore dei soggetti affetti da dislessia. A proporla due consiglieri del Pd, Donato Pica e la vice presidente della commissione Sanità Anna Petrone. Alla base del disegno di legge innanzitutto la necessità di informare di più e meglio i cittadini campani sulla natura e sulle modalità con cui possono manifestarsi i disturbi dell’apprendimento, che colpiscono circa il 4 per cento della popolazione e che possono ricondursi principalmente a
tre tipologie: disgrafia, disortografia e discalculia. Poi la necessità di fornire pari opportunità ai soggetti affetti da questi distrurbi dell’apprendimento durante lo svolgimento dei concorsi pubblici. «Bisogna fare in modo che la Campania si adoperi – spiega Donato Pica - affinché alle persone con disturbi dell’apprendimento vengano fornite uguali opportunità di sviluppo in ambito sociale e professionale, assicurando anche, per i concorsi pubblici di propria competenza, la possibilità di sostituire le prove scritte con un colloquio orale o di utilizzare strumenti compensativi per le difficoltà di lettura, scrittura e calcolo o di usufruire di un prolungamento dei tempi stabiliti per l’espletamento delle medesime prove». «In Italia – continua Pica - ci sono oltre 350.000 ragazzi dislessici, a cui non è garantito il diritto all’istruzione, costituendo un fenomeno che richiede una giusta attenzione da parte del legislatore al fine dell’attuazione di interventi ritenuti opportuni negli ambiti scolastici, socio-sanitari e famigliari. Il primo problema è quello di supportare il mondo
della scuola nel riconoscere tali manifestazioni in alunni che, a causa di tali
problemi di apprendimento, rimangono a livelli più bassi di due anni scolastici rispetto al resto della classe. Per la individuazione precoce dei disturbi bisogna attivare campagne informative per sensibilizzare e preparare i genitori, primi osservatori delle possibili difficoltà del figlio e incrementare anche la comunicazione tra famiglia, scuola, servizi sanitari e sociali».

Di Alessandro Evangelista

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