lunedì 5 settembre 2011

Scandalo al Cardarelli: terapia intensiva coronarica, infartuati ricoverati in barella


di Enzo Musella.
 Il reparto di cardiologia di terapia intensiva del Cardarelli di Napoli è un campo di battaglia. Alle 13 di ieri c'erano ben nove pazienti erano ricoverati in barella, qualcuno nei corridoi, due addirittura vicino all'ascensore. Dal primo agosto ad oggi sono stati effettuati circa 170 ricoveri di pazienti con varie patologie nel reparto di terapia intensiva coronarica del Cardarelli.
Ad agosto la media delle barelle in terapia intensiva non è scesa mai al disotto delle 7 al giorno. "Anche in assenza di posti letto abbiamo effettuato interventi coronarografici urgenti e salvavita, richiesti quotidianamente dal 118, in quanto unico Presidio Ospedaliero cittadino dotato di Cardiologia con Utic ed Emodinamica attiva con Pronto Soccorso h24, nonostante esistano nelle vicinanze  due valide Utic con Emodinamica  al Nuovo Policlinico ed altre due al Monaldi ma sprovviste di Pronto Soccorso - afferma Vittorio Cannavale, uno dei cardiologi dell'Utic del Cardarelli - abbiamo affrontato 65 infarti del miocardio e 40 aritmie. Abbiamo effettuato 65 esami coronarografici quasi tutti seguiti da interventi di angioplastica coronarica primaria con apposizione di Stent, di estrema urgenza e salvavita - incalza il medico - ogni giorno, in media, sono state effettuate 40 consulenze cardiologiche di Pronto Soccorso e 10 ricoveri giornalieri di pazienti afferiti per dolore toracico di natura da determinare”. A fine agosto avremo un totale di circa 200 ricoveri in Utic, un ricovero ogni tre ore, 85 Infarti, 60 Aritmie, 85 Coronarografie, 1200 Consulenze di PS, 300 ricoveri in Accettazione Medica per Dolore Toracico. Una mole di lavoro enorme svolta con affanno e in mancanza di posti letto. Cannavale non evita una nota polemica. "Odio la pubblicità che dice: “Se sei stato vittima di un errore medico hai dieci anni di tempo per rivalerti” io risponderei: “Se un medico ti ha salvato la vita hai dieci anni di tempo per dirgli grazie per avermi salvato la  vita. Ringraziando Dio accade spesso". "Una semplice frase che ogni medico vorrebbe sentirsi dire e che ripaga più di ogni somma in denaro degli anni di duro studio e continuo aggiornamento professionale e delle emergenze ospedaliere con le quali ogni giorno ci dobbiamo confrontare - afferma il medico - io, i miei colleghi e gli infermieri del reparto, nonostante la grande mole di lavoro torniamo a casa distrutti dalla stanchezza ma gratificati per aver salvato vite umane", conclude Cannavale.


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