sabato 24 settembre 2011

I neutrini sono più veloci della luce, vacilla la teoria di Einstein

di Jacopo Di Bonito
Il Cern riscrive la fisica: la velocità della luce è stata battuta.
La sensazionale notizia, diffusa dalle agenzie di stampa nella tarda serata di ieri, ha fatto il giro del mondo. Secondo gli scienziati, i neutrini (particelle elementari prive di carica elettrica e carica di colore) sarebbero più veloci della luce di ben 60 nanosecondi.
L’incredibile risultato è stato raggiunto al Cngs ( Cern Neutrino to Gran Sasso) calcolando il tempo che un fascio di neutrini, sparato dall’istituto di Ginevra, impiega per raggiungere il centro studi sul Gran Sasso. La scoperta, se dovesse essere confermata dai test di rito, andrebbe a modificare non solo una parte importante del discorso scientifico, che vedeva nella luce il limite massimo di velocità nel cosmo, ma anche tutte le credenze popolari nate proprio dalla teoria di Albert Einstein. Esiste un modo per essere più veloci della luce. Il tabù è stato annullato, la luce è arrivata seconda. Il neutrino, parola coniata da Enrico Fermi, sembra riuscire a battere di 20 parti per milione i 300.000 chilometri al secondo ai quali viaggia la luce.
L’esperimento, durato circa tre anni, sembra avere uno scarto d’incertezza di appena 20 centimetri sui 730 km del percorso.
Entusiasmo e soddisfazione nelle parole del ricercatore Dario Auterio: “Abbiamo sincronizzato la misura dei tempi tra il Cern e il Gran Sasso con un'accuratezza al nanosecondo ed abbiamo misurato la distanza tra i due siti con una precisione di 20 centimetri- ha dichiarato il ricercatore, che ha poi aggiunto -  nonostante le nostre misure abbiano una bassa incertezza sistematica ed un'elevata accuratezza statistica, siamo comunque in attesa di confrontare i risultati con quelli provenienti da altri esperimenti”, ha poi concluso.
Quando ci si trova dinanzi ad un episodio di tale portata, è prassi scientifica sottoporlo ad indagine più vasta. Della stessa idea è Sergio Bertolucci, direttore del Cern, che ha espresso: “Quando un esperimento si imbatte in un risultato apparentemente incredibile e non riesce ad individuare un errore sistematico che abbia prodotto quella misura, la procedura standard e’ sottoporlo a una piu’ ampia indagine. Se questa misura fosse confermata – ha aggiunto - potrebbe cambiare la nostra visione della fisica, ma dobbiamo essere sicuri che non esistano altre, più banali, spiegazioni. Cio’ richiederà misure assolutamente indipendenti”,conclude.
Adesso ci saranno domande, esperimenti, smentite ed ancora conferme. La teoria della relatività di Einstein potrà essere cancellata o semplicemente migliorata. Tutto probabilmente vivrà nelle prime pagine dei giornali ancora per giorni e giorni.
Poi però il clamore mediatico si spegnerà. Gli scienziati ed i ricercatori italiani torneranno a lavorare nel “silenzio” dei fondi tagliati alla ricerca, in quello della fuga dei cervelli verso centri più sviluppati, nel silenzio che si “romperà” solo, nel fragore momentaneo, della prossima scoperta.



   

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