giovedì 29 settembre 2011

L’unità d’Italia vista da Pozzuoli: ecco le lettere di Giuseppe Garibaldi

di Jacopo Di Bonito
Nel palazzo Toledo, sede della Biblioteca Civica di Pozzuoli “Raffaele Artigliere”, è in scena  fino al 30 Dicembre, la Mostra Bibliografica e Documentaria: “L’Unità d’Italia nelle carte e nei testi dell’archivio storico di Pozzuoli”. L’evento è stato realizzato con il patrocinio della Soprintendenza archivistica per la Campania, in collaborazione con l’Archivio Storico Diocesano Angelo D’ambrosio. All’interno del suggestivo palazzo Toledo, edificio del 1500, è possibile ammirare documenti originali che appartengono al periodo storico in esame.
La mostra, voluta dall’Assessorato alle Politiche Culturali del comune puteolano, ha l’intento di informare i cittadini riguardo l’importante ruolo che Pozzuoli ha avuto durante il periodo Risorgimentale. Il sindaco Magliulo ha commentato così l’evento: “Sono lieto che Pozzuoli sia una tappa dell’Unità d’Italia e mi compiaccio del lavoro svolto dal dirigente e dai funzionari della Biblioteca Toledo per valorizzare i documenti originali e i volumi contenenti testi di Mazzini e Cavour, editi nel XIX secolo, e addirittura una lettera che Garibaldi stesso scrisse al sindaco di Pozzuoli nel 1876. Il Comune di Pozzuoli, grazie al lavoro certosino degli impiegati, ha ottenuto il riconoscimento del Ministero e della Comunità Europea”, ha concluso così il primo cittadino.
L’inno di Mameli, in sottofondo, racconta in musica ciò che è esposto nelle teche di vetro: la mostra inizia proprio da qui. Manoscritti ufficiali, lettere, monete, tariffari. Ed ancora power point, foto ed un’area multimediale dedicata. Ecco come la Biblioteca civica “Raffaele Artigliere” ha deciso di raccontare il Risorgimento puteolano. Tra le lettere più importanti, ce ne sono alcune che non passano di certo inosservato. La scrittura viene da lontano. La mano che l’ha incisa sulla carta porta il nome di Giuseppe Garibaldi. Il testo della prima lettera inviata al sindaco di Pozzuoli, datata 5 aprile 1876, recita così: “Vorrei abitare in una casetta sulla sponda del mare nella vostra baja. Casetta capace per 5 individui e 3 bambini- da abitarla per 3-5 mesi- con orticello e preferibilmente nella parte occidentale della baja-isolata da altre abitazioni. Vi sarei riconoscente poteste occuparvene ed avvisarmi dell’affitto da pagarsi ogni mese”.
Nel 1933, un errore di trascrizione dello storico Raimondo Annecchino, che sostituì la parola “baja”, con “Baja” (lettera maiuscola), ha fatto intendere, per decenni, che Garibaldi cercasse una casa nel borgo di Baia. L’informazione inesatta, figlia di un incredibile errore di trascrizione, è stata per anni venduta come certezza, salvo poi sgretolarsi in seguito ad un nuovo studio delle carte.
Il Generale scrisse ancora due missive al sindaco puteolano, accettando l’abitazione messagli a disposizione dalla signora Assanti, e confermando, nell’ultima lettera, di nutrire profondi dubbi sulla possibilità di abitare nei confini puteolani; ed infatti così fu. Giuseppe Garibaldi non affittò mai alcuna casa a Pozzuoli.
La mostra, fanno sapere dalla Biblioteca, sta riscuotendo un buon interesse. Il numero di visitatori cresce di giorno in giorno. Probabilmente in molti hanno capito che: conoscere bene la storia della propria città, a volte, può fare la differenza.


Nessun commento:

Posta un commento