domenica 19 febbraio 2012

Audizione presso 7^ Commissione Camera dei Deputati sullo Schema di DPR – Regolamento per la disciplina del trattamento economico dei professori e dei ricercatori universitari (AG N. 402)

di Redazione  
Pubblichiamo di seguito le osservazioni che il Sindacato CSA della Cisal Università ha presentato alla 7^ Commissione della Camera dei Deputati sull'Atto governativo n. 402, sul riordino del trattamento retributivo dei professori e ricercatori, nell'audizione tenuta martedi 11 ottobre 2011

OSSERVAZIONI
In linea generale, come già sottolineato durante l’iter della legge n. 240/2010, non possiamo non ribadire la nostra ferma e convinta contrarietà alla prospettata revisione del trattamento economico dei professori e dei ricercatori universitari che costituiranno, tra le categorie non contrattualizzate del pubblico impiego, l’unica il cui trattamento economico fondamentale sarà sottoposto a valutazione, con effetti sullo sviluppo di carriera.

Ovviamente, non siamo affatto contrari a procedure valutative, ma le stesse possono toccare soltanto elementi accessori della retribuzione; dovrebbero avere carattere premiale e non possono assolutamente incidere sul trattamento fondamentale e sulla carriera del lavoratore. 
A ciò aggiungasi che tutta la procedura di valutazione è demandata a regolamenti interni elaborati dai singoli Atenei, con l’evidente conseguenza che si assisterà all’emanazione discipline assai variegate. Ciò, inevitabilmente, darà origine ad ulteriori disparità di trattamento, senza alcuna garanzia di trasparenza e di rispetto del principio del contraddittorio.
L’assai complesso atto sottoposto a parere parlamentare, pur se avente natura regolamentare, inoltre, incide pesantemente sullo status giuridico dei professori e dei ricercatori universitari.
In sintesi, alla luce delle considerazioni che precedono, paventiamo il serio rischio di ampi e complessi contenziosi che si andranno ad aggiungere a quelli già pendenti presso gli organi della giustizia amministrativa, aventi ad oggetto il già pesante blocco delle retribuzioni dell’impiego pubblico.
Più nel dettaglio, poi, l’atto governativo pone seri dubbi oltre che di opportunità, anche di legittimità:
1)   innanzitutto, la previsione di meccanismi farraginosi e complessi, che privano il lavoratore della certezza del diritto. Si introducono differenziazioni così particolareggiate, che avranno quale unico effetto quello di rendere sempre più arduo il lavoro delle Amministrazioni universitarie;
2)   non è dato, poi, comprendere le ragioni di una differenziazione tra personale già in servizio e altro personale, considerato che, comunque, la norma ha effetti retroattivi, poiché pone il discrimine temporale alla data di entrata in vigore della legge n. 240/2010;
3)   altro dubbio riguarda la necessità della domanda da parte del lavoratore. Perché il professore o il ricercatore dovrebbero chiedere di non fruire del passaggio? Pare quasi che il legislatore voglia concedere al singolo la possibilità di non essere valutato. Il che, sinceramente, pare un controsenso, considerato l’impianto del provvedimento e della stessa legge 240/2010;
4)   assai criticabile la scelta di far dipendere la valutazione triennale da attività “gestionali”, che poco o nulla hanno a che vedere con i doveri previsti dallo stato giuridico dei professori e dei ricercatori universitari;
5)   l’evidente confusione operata dal provvedimento tra trattamento fondamentale e trattamento aggiuntivo pone seri interrogativi circa gli effetti previdenziali; effetti, che, a nostro avviso, possono condurre ad una illegittima riduzione del trattamento pensionistico.

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