lunedì 31 ottobre 2011

Censis - Associazione Favo: "il tumore in Italia è una questione sociale"

di Valeria Pollio
Ci sono patologie, che più di altre, lasciano un segno indelebile nell’immaginario collettivo, che cambiano radicalmente la vita dell’ammalato e delle persone a lui vicine. Il cancro è una di queste. Solo in Italia si stima siano oltre 2,2 milioni (nel 2010 1,9 milioni) le persone che almeno una volta nella loro vita hanno avuto una diagnosi di tumore, il doppio rispetto al 1992.

Circa la metà ha superato la malattia da 5 anni, mentre meno della metà (circa 800 mila) da circa dieci anni. Il mondo delle patologie tumorali è abbastanza complesso e coinvolge intensamente la vita delle persone. E’ una questione sociale. In virtù di ciò, il Censis (centro di ricerca socio-economica) e l’associazione Favo (Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia), realizzeranno l’8 novembre un convegno incentrato sulla condizione degli ammalati di cancro e le loro aspettative di vita future.
“Ad alta voce - i tumori in Italia. I bisogni e le aspettative di pazienti e famiglie” questa è la grande indagine nazionale sui pazienti oncologici che sarà presentata a Roma tra poco più di una settimana, presso la Sala Capitolare del Senato (Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva) dalle 9:15. All’evento, che vedrà coinvolti più di 1000 pazienti oncologici e circa 700 caregivers, presiederanno Carla Collicelli, Vicedirettore del Censis che presenterà la ricerca, Giuseppe De Rita, Presidente del Censis, Francesco De Lorenzo, Presidente Favo, Maurizio De Cicco, Amministratore Delegato di Roche S.p.A. I lavori, saranno moderati da Manuela Perrone del Sole 24 Ore Sanità.
Il tumore non è solo una patologia di massa. E’ soprattutto una battaglia a lungo termine e gli ammalati devono combatterla fino allo stremo delle forze. Fondamentale è l’assistenza continua del personale sanitario, dei caregivers (siano essi anche familiari) e di altre istituzioni, che devono farsi garanti del re-inserimento sociale dell’ammalato (soprattutto in campo lavorativo). Non è solo ed esclusivamente emergenza sanitaria. In gioco ci sono le aspettative di vita di un paziente oncologico, che si riducono quasi sempre al minimo, mentre cresce sempre di più la paura di non potercela fare. Altri ammalati, invece, ripongono le loro speranze nel futuro, nell’evoluzione tecnologica, nelle nuove terapie, aspettative che non si possono sempre tradire.








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