sabato 1 ottobre 2011

Gli italiani dormono sempre meno, il caldo e la crisi economica sono i nemici del sonno

di Enzo Musella
Continua a provocare danni la crisi economica che ha investito il nostro paese, ma pochi sanno che ha influito anche sul sonno degli italiani. Non c'è da stupirsi, arrivare a fine mese è sempre più difficili, e a furia di fare conti per far quadrare il bilancio della famiglia, si rischia di perdere anche il sonno. Se poi si aggiunge il caldo il binomio diventa patologia. 

Il caldo di questi giorni, anche se apprezzato dai più che possono godersi un ultimo scorcio d'estate, potrebbe infatti creare qualche problema in chi ha difficoltà a dormire. Lo afferma Gioacchino Mennuni, responsabile dell'unità operativa di medicina del sonno dell'Università Cattolica di Roma. «Il corpo risente della temperatura, che è un elemento condizionante della qualità del sonno - spiega l'esperto - basti pensare che quando ci addormentiamo la temperatura corporea si abbassa fino a un grado. Il caldo di questi giorni quindi non è favorevole, anche se quella determinante è più che altro la temperatura notturna». Ad aiutare i disturbi del sonno potrebbero contribuire anche le preoccupazioni economiche legate alla crisi: «Di solito le cause scatenanti nei pazienti sono più personali - sottolinea Mennuni - ma questo tipo di preoccupazioni può far peggiorare i disturbi già esistenti». Di tutti i problemi legati al ciclo del sonno si discuterà dal 2 al 5 ottobre a Pavia al congresso dell'Aims, l'Associazione Nazionale di Medicina del Sonno: «Verranno presi in esame tutti gli aspetti - spiega ancora Mennuni, che sarà uno dei moderatori - dalle patologie più frequenti, come le apnee ostruttive e l'insonnia, a quelle talvolta trascurate come la narcolessia. Inoltre si parlerà anche delle novità nel campo degli esami diagnostici legati al sonno, indispensabili per riconoscere subito le malattie. Un esempio dell'importanza di questo aspetto è la sindrome delle gambe senza riposo, una patologia di cui si parla molto solo negli ultimi anni non tanto perchè è "emergente", ma perchè ora siamo in grado di riconoscerla più facilmente evitando al paziente una "processione" tra vari specialisti». (Fonte: Ansa)

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