mercoledì 19 ottobre 2011

Il gioco d’azzardo vera e propria malattia per gli italiani: l’Emilia Romagna presenta il nuovo progetto di recupero gratuito

di Jacopo Di Bonito
Il gioco d'azzardo è la quinta industria in Italia dopo Fiat, Telecom, Enel, Ifim. L’Italia detiene il primato mondiale di spesa pro-capite con oltre 500 euro a persona. Il mercato italiano rappresenta ben il 9% di quello mondiale. Le cifre in questione ci raccontano il gioco d’azzardo in Italia, passato da semplice svago a vero e proprio pensiero fisso, una vera e propria patologia, una dipendenza, di cui molti  italiani, purtroppo soffrono.

Sempre più persone si rivolgono alla “dea bendata” per dare una svolta alla propria vita e spesso quello che inizia come un semplice gioco si trasforma in una patologia. Sono numerosissimi i casi in Italia di persone che dipendono dal gioco d’azzardo. Con internet si può scommettere da casa, senza neanche dover scendere in strada. Questa agevolazione, unita ai nuovi giochi di scommesse online e alla debolezza dell’animo umano, hanno trasformato l’attività ludica in malattia. Dimostrazione di come il fenomeno abbia assunto valori preoccupanti è Wikipedia, tra le cui pagine esiste un elenco di sintomi pronto a diagnosticare un quadro di gioco d’azzardo patologico. Si va dalla necessità di scommettere sempre di più, ai tentativi falliti di smettere di giocare. Sono dieci i sintomi che dimostrerebbero come il gioco si sia trasformato in patologia.
Per mettere un freno a tutto ciò l’Emilia Romagna, la cui spesa pro-capite scommessa risulta essere pari a 1500 euro al mese (la somma dei soldi spesi, circa 6 miliardi di euro all’anno, diviso il numero dei maggiorenni presenti nella regione), ha creato la prima comunità regionale per malati di gioco d’azzardo.
Il progetto sperimentale, finanziato dalla regione, è stato ideato e gestito dalla Onlus “Centro Sociale Papa Giovanni XXIII”, che da oltre dieci anni si occupa della dipendenza dal gioco d’azzardo. Le quindici persone che prenderanno parte alla terapia e l’agriturismo dove si svolgerà l’intero progetto, resteranno nell’anonimato.
L’Emilia Romagna ha deciso di chiudere al pubblico l’agriturismo per l’intero arco del progetto, in modo da tutelare, nel miglior modo possibile, la privacy delle persone accolte. Il programma di “recupero”, che sarà completamente gratuito, prevede ben 21 giorni di cura nei quali i quindici ospiti saranno seguiti da psicologici e operatori specializzati.
“Dopo i 61,4 miliardi di euro spesi al gioco d'azzardo in Italia nel 2010 - spiega la Onlus reggiana, che illustrerà i dettagli della sperimentazione in una conferenza stampa domani mattina alle 11,30 -si prevedono oltre 73 miliardi di euro spesi nel 2011. Dai dati dei Monopoli di Stato si prevede che nella sola Emilia Romagna vi sarà una spesa annuale di quasi 6 miliardi di euro.
Ad un gioco d'azzardo in continuo aumento corrisponde un numero sempre crescente di persone che perdono il controllo del gioco e che ne diventano dipendenti. Paradossalmente lo Stato non riconosce ancora il diritto alla cura per coloro che cadono nella dipendenza, ma per fortuna ha deciso di farlo la Regione Emilia Romagna”,
conclude così la Onlus reggiana. Il risultati positivi ottenuti negli anni scorsi in Toscana e Piemonte hanno spinto l’Emilia Romagna a scommettere che il progetto possa divenire una felice realtà riabilitativa regionale, anche se scommettere, in questo caso, non sembra essere la parola più adatta.




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