di Jacopo Di Bonito
Nuove speranza per le donne che soffrono d’incontinenza urinaria. Secondo uno studio, coordinato dall’'Irccs San Raffaele di Milano e pubblicato sull'European Urology', ci sarebbe una terapia efficace e tollerata per risolvere il fastidioso problema che colpisce, statistiche alla mano, una donna su 5 dopo i 60 anni. Bloccare con farmaci ad hoc un enzima individuato sulla vescica femminile, che ha il compito di degradare i cannabinoidi naturalmente prodotti dall'organismo umano. Ecco il primo passo della terapia. Aumentare la concentrazione locale di endocannabinoidi produrrebbe infatti l'effetto
terapeutico desiderato, bypassando il rischio di effetti psicotropi indesiderati legati alla somministrazione di cannabinoidi dall'esterno.
Lo studio in questione è firmato dagli scienziati dell'Urological Research Institute (Uri) del San Raffaele guidati da Petter Hedlund e Francesco Montorsi, in collaborazione con colleghi dell'università tedesca di Monaco e di Linkoping in Svezia.
“L'incontinenza urinaria - ricordano dall'Istituto scientifico universitario San Raffaele di Milano - interessa milioni di donne in tutto il mondo, con un impatto drammatico sulla loro qualità della vita. In Italia si stima che circa il 13% della popolazione di sesso femminile ne soffra” e che il disturbo “aumenti di frequenza con l'aumentare dell'età: ne sono affette più del 20% delle donne dopo i 60 anni, e circa il 7% delle donne sotto i 30 anni. In queste pazienti molto spesso si riscontra un quadro di cosiddetta 'vescica iperattivà, che causa stimoli urinari improvvisi e non controllabili con conseguente perdita delle urine”. “È noto da tempo che alcuni pazienti, in particolare coloro che soffrono anche di sclerosi multipla - continua la nota - riferiscono un miglioramento dei sintomi d'incontinenza dopo l'utilizzo di marijuana. L'organismo animale e umano produce autonomamente molecole simili ai cannabinoidi, in grado di legarsi ai recettori e modulare la risposta biologica. Il ruolo di queste sostanze endogene (definite appunto endocannabinoidi) è fonte di numerosissimi studi soprattutto nel campo della modulazione del dolore e della risposta infiammatoria”.
I ricercatori del San Raffaele hanno diviso il lavoro in due fasi. Prima hanno dimostrato che l’enzima regolatore del metabolismo degli endocannabinoidi (denominato Faah, o Fatty Acid Amide Hydrolase) è espresso dalla vescica umana femminile e di topi femmine, successivamente hanno scoperto che bloccando l’azione dell’enzima Faah si riesce a modificare la funzione urinaria. Il risultato della nostra ricerca, sebbene ancora preliminare - puntualizza Montorsi, coordinatore del lavoro e professore di urologia all'università Vita-Salute San Raffaele - apre la strada allo sviluppo di farmaci che, inibendo l'azione dell'enzima, potranno aiutare tante pazienti a vincere l'incontinenza urinaria e a recuperare una buona qualità di vita. È un risultato ancora più importante per noi ricercatori del San Raffaele di Milano, perchè testimonia che il lavoro per i pazienti procede con il massimo impegno ed ottenendo risultati di primissimo livello”.
Nessun commento:
Posta un commento