mercoledì 19 ottobre 2011

Salute: diabete in scena per vincere paure e isolamento. In Veneto una compagnia teatrale di attori, tutti medici e pazienti diabetici

di redazione
La diagnosi di una malattia cronica come il diabete può determinare la rottura con il proprio passato e l'ingresso in una dimensione di totale incertezza. Una dimensione che sarà affrontata, per la prima volta in Italia, attraverso il teatro, forma espressiva
 in grado di accrescere la fiducia in se stessi e la consapevolezza delle proprie emozioni. È questo l'obiettivo della rappresentazione «Dolce che azzanna» («Testimonianze e riflessioni di diabetici e dell'equipe che li segue»), in programma il 21 ottobre alle 21.00 al Teatro Modernissimo di Noventa Vicentina (Via Broli), con ingresso gratuito aperto a tutti i cittadini. L'iniziativa è dell'Associazione Diabetici Area Berica, che ha chiesto ad un diabetologo, ad un regista, ad un medico di medicina generale, a un'infermiera e a cinque diabetici di proporre un percorso di riflessione sulla malattia, utilizzando la tecnica comunicativa del «teatro educativo». È nato così il gruppo teatrale "La Dolce Vita". «Racconteremo cinque storie vere - spiega Roberto Mingardi, diabetologo della casa di cura Villa Berica di Vicenza, uno degli attori dello spettacolo - per sensibilizzare non solo i malati ma anche la popolazione "sana" su quanto sia importante seguire uno stile di vita corretto, basato su alimentazione equilibrata e costante attività fisica». «In 90 minuti spieghiamo che cos'è il diabete, come il paziente vive con questa malattia e quali trattamenti deve seguire. Il momento della diagnosi ed il successivo percorso terapeutico spesso generano una profonda sofferenza - prosegue Mingardi - il riconoscimento di uno stato di malattia irreversibile determina un indebolimento dell'immagine di sé, tanto che molti medici parlano di vero e proprio lutto. Il teatro può rappresentare una forma di terapia comportamentale per recuperare l'autostima».
«Il teatro - si legge in un comunicato della neonata compagnia di attori - accrescendo la capacità di relazione e cooperazione nel gruppo, permette di comprendere il valore dell'altro nella sua diversità, e sviluppa il senso critico». «Gli attori - conclude Mingardi - raccontano pezzi della loro vita legati alla malattia. Vogliamo che il pubblico condivida problematiche, ansie e paure del paziente diabetico. Ad esempio uno dei protagonisti racconterà come abbia rischiato di perdere il lavoro. Gli avevano ritirato la patente in seguito a un incidente stradale causato da un episodio di ipoglicemia. Il teatro è una forma d'arte in grado di raccogliere il consenso degli spettatori che assistono ad una scena; tanto più che qui operatori sanitari e diabetici protagonisti raccontano la vita di tutti i giorni, una scena reale, e non virtuale». Una replica dello spettacolo è prevista per il 27 gennaio 2012 a Ospedaletto Euganeo (Padova).  (Fonte: Adnkronos)

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