di Jacopo Di Bonito
Duemila euro al mese per sostenere le cure di un figlio autistico. Miglia di famiglie italiane costrette a pagare di tasca propria.“Vogliamo denunciare una situazione difficile e troppo spesso ignorata”. E' la voce dei genitori italiani che parte dal web. “Dell’autismo se ne parla troppo poco, e ancora oggi nei servizi sanitari domina l'approccio relazionale-familiare e psicodinamico”. Chiosa, Gianni Papa, insegnante di sostegno, padre di un bambino autistico e blogger creatore di “autismoincazziamoci.org I trattamenti sanitari, non forniti dal Servizio Sanitario Nazionale, sono spesso troppo costosi.
Si va dai 1.300 a 1.500 euro al mese per le terapie (non scaricabili), 170-300 euro per i consulenti formati ad hoc, ed in più ci sono da conteggiare le spese materiali foto, immagini e cartoncini usati dai terapisti. “A fine mese, sul conto corrente bancario, restano poche centinaia di euro”. L’allarme lanciato da Papa, creatore anche di un gruppo su Facebook , “Il costo dell'autismo”, fotografa la difficoltà delle famiglie italiane nell’affrontare le spese per gli interventi cognitivo- comportamentali fondamentali per ogni bambino autistico. L’autismo, a detta del gruppo, non è una malattia di “moda” e proprio per questo, troppo spesso, l’attenzione mediatica cala e le famiglie vengono lasciate sole. “Anche se cerchiamo di risparmiare in ogni modo, il nostro consulente percepisce un compenso non minore ai 50 euro l'ora, che per ironia della sorte, è superiore alla parcella di un neurochirurgo”. Spiega il papà blogger. “Si tratta di un mercato privato, - aggiunge - che proprio per questo è senza limiti. Solo creando servizi pubblici adeguati si potrebbero abbassare i prezzi”.
Neanche la scuola sembra facilitare la vita delle famiglie: “Gli insegnanti non sono formati e spesso le scuole rifiutano di far entrare in classe il terapista privato scelto e pagato dai genitori”, per non parlare poi degli insegnanti di sostegno, “quando ci sono, molto spesso fanno solo dell’assurdo ostruzionismo”.
La lotta con l’Asl è all’ordine del giorno. “Io ho un bambino che farà 6 anni a dicembre e ho da poco vinto la causa con l’Asl per ottenere l’accompagnamento, che non ci era stato riconosciuto”. Spiega Papa. “Ci era stato detto che si trattava di un bambino piccolo e che avremmo dovuto stargli dietro in ogni caso, ma noi nostro figlio non possiamo lasciarlo solo un secondo”. Poi conclude. “Abbiamo fatto causa e l’abbiamo vinta, come è giusto che sia”.
La lotta con l’Asl è all’ordine del giorno. “Io ho un bambino che farà 6 anni a dicembre e ho da poco vinto la causa con l’Asl per ottenere l’accompagnamento, che non ci era stato riconosciuto”. Spiega Papa. “Ci era stato detto che si trattava di un bambino piccolo e che avremmo dovuto stargli dietro in ogni caso, ma noi nostro figlio non possiamo lasciarlo solo un secondo”. Poi conclude. “Abbiamo fatto causa e l’abbiamo vinta, come è giusto che sia”.
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