mercoledì 25 gennaio 2012

LA POLEMICA - Arriva dalla Danimarca un libro che fa discutere, scritto dall'ocologo Gotzsche

Tumori: «Mammografia:
 verità, bugie e controversie»,
 la polemica dell’oncologo danese Gotzsche

di Marina Ranucci

“Prevenire è meglio che curare”. E quando si tratta di cancro alla mammella, non c’è detto popolare che renda di più. I medici non fanno altro che parlare di prevenzione. Soprattutto in Italia, dove come in altri paesi europei, vi sono offerte di screening periodici e gratuiti per le donne over 50. Dalla Danimarca però, arriva un libro che fa discutere gli oncologi di tutto il mondo.
“Mammography screening: truth, lies and controversy” (Screening mammografici: verità, bugie e controversie) a cura di Peter Gotzsche, direttore della Nordic Cochrane Collaboration di Copenhagen, il quale mette in discussione l’uso ossessivo di screening mammografici, che dai suoi studi non risultano diminuire il rischio di morte per cancro al seno. «Non è vero che questi esami tagliano di un terzo circa le morti per cancro al seno - scrive Gotzsche sulla base degli studi passati in rassegna - su 2mila donne sottoposte a mammografia probabilmente solo una viene salvata, ma altre 10 subiscono un danno. Come conseguenza degli screening, infatti - spiega lo scienziato - cellule cancerose che morirebbero spontaneamente o che non progrediranno mai in patologia conclamata, vengono asportate troppo velocemente e in alcuni casi, precisamente 6 volte su 10, la paziente perde un seno. Senza contare – continua l’oncologo - che i trattamenti farmacologici o radioterapici, come la stessa chirurgia, comportano tutti anche dei costi per le pazienti, sia psicologici che fisici. Raccomando alle donne di non far nulla, se non consultare un medico solo se notano qualcosa di anomalo con l’auto-analisi» conclude, Gotzsche. Le affermazioni dell’oncologo danese risultano scandalose agli occhi della classe medica internazionale. Le critiche arrivano da tutto il globo. La stampa in Gran Bretagna accende il dibattito. La prima replica arriva in un articolo di Julietta Patnick, direttore del Programma di screening oncologici del “Nhs”, il Servizio sanitario britannico. «Per quanto riguarda l’Inghilterra, le migliori evidenze disponibili mostrano che le donne 50-69enni sottoposte regolarmente a screening hanno un minore rischio di morte per cancro al seno. Le stime della Iarc, Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della Sanità – scrive la specialista - parlano di una riduzione della mortalità pari al 35% per effetto degli screening». Insomma, sottoporsi ad esami di controllo periodici è fondamentale oppure no? Per fare chiarezza a beneficio delle pazienti, Mike Richards, direttore clinico del National Cancer inglese, annuncia l’avvio di una nuova revisione indipendente sull’utilità degli screening mammografici. «Se dovesse risultare che effettivamente i rischi superano i benefici - garantisce l’esperto - non esiterei a sottoporre i dati al Comitato nazionale screening e quindi al Ministero». Sembra tanto avere a che fare con due facce della stessa medaglia. Prevenzione si, prevenzione no. Probabilmente le donne di tutto il mondo, continueranno a seguire il proprio istinto, come fanno da sempre.  

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