venerdì 20 gennaio 2012

Obesità, con la terapia comportamentale dimagrisce tutta la famiglia con l'effetto "simpatia"

di Micaela Tempesta
L’effetto dimagrante della terapia comportamentale contro l’obesità è contagioso e si estende dal malato a tutti i componenti della famiglia che possono perdere fino a tre chili “per simpatia”  a seconda della condizioni fisiche di partenza. Lo dimostra uno studio italiano condotto da un team di ricercatori dell’università di Bologna, coordinati da Giulio Marchesini. Lo scopo dello studio era proprio quello di verificare se le buone abitudini impartite ai pazienti con la terapia cognitivo- comportamentale (Tcc) potessero estendersi ai loro familiari. I ricercatori hanno studiato quindi le famiglie di 149 pazienti obesi che avevano aderito ad un programma di incontri settimanali per la durata totale di tre-quattro mesi. Sei mesi dopo l’avvio della terapia cognitivo-comportamentale ,oltre ai pazienti affetti da obesità, avevano modificato in meglio le loro abitudini sia i loro partners sia i loro figli.
In media ogni familiare aveva ridotto di 200 calorie il suo introito calorico giornaliero, aggingeva meno condimento , consumava porzioni di pane e biscotti  più ridotte,mangiava più frutta e beveva più acqua preferendola a bevande “alternative”. Inoltre tutti i familiari mostravano una maggiore propensione all’esercizio fisico. Alla fine della terapia tutti avevano modificato quindi le loro abitudini in meglio perdendo almeno un chilo ciascuno. Per i familiari a loro volta obesi i chili in media erano tre e alcuni erano arrivati a dimagrire quanto bastava per passare dallo stato di obesità a quello del sovrappeso. «La terapia cognitivo-comportamentale (Tcc) rappresenta uno degli strumenti più potenti ed efficaci che abbiamo a disposizione per la terapia dell'obesità - assicurano gli esperti - ma in Italia è ancora poco conosciuta». In cosa consiste di preciso la terapia cognitivo comportamentale dell’obesità?
Gli esperti Adi(Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica) ci rispondono che è di fondamentale importanza lavorare sulla motivazione del paziente . Non bisogna incentrarsi sulla dieta bensì sulla propensione che il paziente ha a cambiare il proprio modo di rapportarsi al cibo, a condizioni di stress e all’esercizio fisico. In pratica la persona che segue la Tcc, impara a regolare la quantità di cibo che mangia a seconda delle esigenze reali del proprio corpo evitando quindi di assumere cibo “passivamente” o per “fame nervosa”. Impara inoltre anche ad inserire movimento nella vita quotidiana non per forza andando in palestra e infine ad acquisire modalità efficaci di mantenimento nel tempo del peso raggiunto. In questo senso, concludono i nutrizionisti, «è stridente la differenza con i metodi che promettono soluzioni miracolistiche in poco tempo che però possono essere pericolose per la salute, e che danno effetti non mantenuti nel tempo con il rischio che da pochi chili di sovrappeso si passi progressivamente ad obesità anche di grado severo». La terapia cognitivo-comportamentale rappresenta uno degli strumenti più potenti ed efficaci contro la cura dell’obesità ma in Italia è poco conosciuta. Grazie a questo studio i ricercatori bolognesi hanno avuto modo di dimostrare che di fronte all’impegno di alcune ore del proprio tempo, i vantaggi non vanno solo a favore del paziente ma si estendono a tutti i familiari e proprio per questo effetto è molto probabile che le buone abitudini acquisite nel periodo di terapia persistano nel tempo migliorando così il loro stile di vita. Il prezioso studio bolognese è stato pubblicato sul “Journal of the American Dietetic Association”.
«È importante che le persone affette da obesità sappiano che diversi Servizi di dietetica e nutrizione clinica del Servizio Sanitario nazionale utilizzano la Tcc nella terapia dell'obesità, anche se per l'esiguità di risorse l'accesso è generalmente riservato ai pazienti con obesità di grado elevato o con rilevanti complicanze», precisa l'Adi.

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