martedì 31 gennaio 2012

PRIMO PIANO - Continua senza sosta l'attività della Lega AntiVivisezione

Ricomincia la battaglia contro i test cosmetici sugli animali

Ogni nuova sostanza chimica lascia dietro di sé decine di migliaia di animali torturati e uccisi nei laboratori, tra indicibili sofferenze. Qualcuno la chiama sperimentazione sugli animali, altri vivisezione. Chi la pratica sostiene che sia insostituibile per la ricerca, e che in fondo "il fine giustifica i mezzi".  È proprio vero? Pare proprio di no: aumenta sempre di più il numero di scienziati che sostengono che le prove si fanno meglio e più economicamente al computer.  
È su questa strada che continua  la battaglia contro la sperimentazione animale portata avanti dalla Lav, Lega AntiVivisezione, che sarà protagonista di nuove iniziative nei mese di marzo, nei week end del 17 e 18 e del 24 e 25. In quelle occasioni l'associazione sarà presente in centinaia di piazze italiane per chiedere a governo e Parlamento, attraverso due distinte raccolte di firme, emendamenti rigorosi al recepimento della direttiva 2010/63Ue sulla vivisezione e lo stop definitivo ai test cosmetici su animali. Inoltre sarà possibile sostenere la campagna portando a casa le uova di Pasqua della Lav, realizzate in cioccolato equosolidale. Ogni anno, rileva la Lav in una nota, nei laboratori italiani muoiono circa 900mila animali, che salgono a ben 12 milioni nell'Unione Europea. «Pratiche cruente - afferma in una nota la biologa Michela Kuan, responsabile Lav settore Vivisezione - in conflitto con gli obiettivi di salute, sicurezza ed efficacia che la ricerca dovrebbe sempre garantire e che i cittadini devono esigere. Firmare le due petizioni della Lav ci aiuterà a salvare e migliorare la vita di milioni di animali, a raggiungere il traguardo di una ricerca sostenibile e all'avanguardia fondata sui metodi alternativi». «Entro il 10 novembre - prosegue - governo e Parlamento nazionali sono chiamati ad apportare modifiche sostanziali e rigorose alla normativa che consente la sperimentazione in vivo, oggi regolata dal dettato comunitario: se gli emendamenti proposti dalla Lav in fase di recepimento fossero accettati, le maglie della vivisezione nel nostro Paese sarebbero senz'altro molto più strette». «Dall'altro lato - conclude - c'è la difesa del bando definitivo e totale ai test cosmetici su animali che, previsto a partire dal 2013, rischia di essere posticipato di almeno altri dieci anni, consentendo ancora la commercializzazione in Europa di prodotti cosmetici che possono essere stati testati su topi, conigli o cavie». Insomma, sembra chi ci sia troppa gente ai quali importa poco degli animali. Ma c'è una importante motivazione che invece riguarda tutti: ci sono amplissime prove del fatto che le differenze fisiologiche fra noi e gli animali possono causare gravi errori.   Non ci credete?   Ecco le ragioni di chi sostiene che sia una inutile barbarie della quale tutti dovremmo vergognarci, e contro la quale tutti dovremmo far qualcosa. Chi pratica la "vivisezione" preferisce usare il termine, più blando, di "sperimentazione animale", ma qualsiasi termine si usi, gli esperimenti sugli animali sono sempre cruenti, la sofferenza e la violenza sono sempre presenti. Da un punto di vista etico non può esserci alcuna giustificazione a questo massacro legalizzato. Chi sostiene la vivisezione, per porre in difficoltà l'avversario, che accusa di "sentimentalismo" nei confronti degli animali, non trova di meglio che far leva, lui stesso, sul sentimentalismo e sulle emozioni, ma di verso opposto, quelle dettate dall'egoismo, dalla "morte tua, vita mia". Chiedono dunque: "Preferite salvare un topo o un bambino?" Ma è qui che sbagliano: perchè noi vogliamo salvare sia il topo che il bambino, perchè non bisogna mai mettersi nelle condizioni di dover scegliere tra due mali. Al di là delle considerazioni scientifiche, secondo cui con la vivisezione non si salva né l'uno né l'altro, occorre capire che una scienza che faccia sua la massima "il fine giustifica i mezzi" è una scienza malata, che potrà così giustificare qualsiasi atrocità, sia sugli animali non umani che sull'uomo, pur di trovare un fine abbastanza elevato per il quale abbassarsi a mezzi meschini. Il problema non è "possono ragionare?", né "possono parlare?", ma "possono soffrire?" Perchè, possiamo aggiungere, se anche un essere umano fosse sottoposto a quelle torture, non è certo il suo saper parlare o il suo saper risolvere equazioni differenziali, né il suo quoziente di intelligenza a farlo soffrire di più, o di meno. Einstein o un cerebroleso soffrirebbero allo stesso modo. E allo stesso modo soffrono gli animali, e chi è colpevole di queste sofferenze commette un orrendo crimine, in qualsiasi modo voglia giustificarsi, davanti agli altri o di fronte alla sua coscienza, sia che lo faccia credendo di "far del bene all'umanità" sia che lo faccia (come molto spesso avviene) solo per motivi di carriera e di prestigio. Ogni specie animale è biologicamente, fisiologicamente, geneticamente, anatomicamente molto diversa dalle altre e le estrapolazioni dei dati tra una specie e l'altra sono impossibili. Quindi, al di là dell'aspetto etico, va considerato il fatto che gli esperimenti sugli animali sono considerati antiscientifici da un numero sempre crescente di medici, che non accettano più la validità della vivisezione come dogma assoluto, ma che iniziano a porsi delle domande, e a rispondere opponendosi alla vivisezione. Una ricerca priva di dolore, che non coinvolga animali, predittiva e all'avanguardia. Gli esperimenti sugli animali non portano ad alcuna reale conoscenza sull'effetto della sostanza da provare, perchè animali di specie diverse, o addirittura diverse razze o ceppi di animali della stessa specie, risponderanno in modo diverso ad un dato stimolo, come ad esempio alla somministrazione di un farmaco. Alcuni esempi, tra le decine e decine tra cui scegliere: la stricnina lascia indifferenti la cavia, il pollo, le scimmie, fino a dosi sufficienti a mandare invece in convulsioni un'intera famiglia umana; l'insulina provoca malformazioni nelle galline, nei conigli e nei topi: invece mai nulla di simile è stato osservato nell'uomo. E, inoltre, se il risultato ottenuto su un topo è diverso da quello ottenuto su un gatto, a chi somiglierà di più l'uomo, al topo o al gatto? La risposta è che non lo si può sapere a priori. Solo dopo aver fatto l'esperimento sull'uomo si scoprirà, volta per volta, a quale specie e razza assomiglia di più per quella particolare sostanza. Risulta quindi chiaro che la sperimentazione sull'animale è dannosa per l'uomo, per due ragioni: porta a sperimentare direttamente sull'essere umano sostanze che non hanno subito alcun vaglio preventivo (perchè il risultato della sperimentazione sugli animali non è in alcun modo predittivo per l'uomo); fa correre il rischio di scartare sostanze che invece per l'uomo potrebbero essere di grande aiuto solo perchè su una particolare specie sono risultate tossiche. "Le ricerche psicologiche sugli animali non servono per la comprensione della psicologia umana"(riflessioni di uno scienziato pentito) "Io ho scoperto che la sperimentazione animale offre solo l'illusione del controllo. Semplificando e segmentando la vita di un organismo, creiamo dati spuri che, combinati alle differenze tra specie, invalidano gli sforzi per estrapolare i risultati agli uomini." "Le mie ricerche avevano solo dimostrato un fenomeno già ben noto... esse erano completamente irrilevanti perchè le condizioni nelle quali gli animali venivano studiati non rispecchiavano la condizione umana sulla quale io pensavo di estrapolare i risultati." "Penso che la psicologia sia un importante campo di studio ma bisogna sperimentare con la propria vita."   Dr. Roger E. Ulrich Psicologo comportamentista statunitense Ex-vivisettore pentito "La sola cosa di cui mi preoccupo è se le scimmie mostreranno una caratteristica che io possa pubblicare. Non ho mai nessun affetto verso di loro. Gli animali non mi piacciono affatto. Disprezzo i gatti. Odio i cani. Come possono piacervi le scimmie?"
Prof. H. Harlow, uno dei più noti vivisettori di primati non umani nel campo della ricerca psichiatrica in un'intervista apparsa nell'edizione del 27 ottobre 1974 del Pittsburgh Press Roto. Citato anche da H. Ruesch in Slaughter of the Innocent, 1983, pag. 52. "Dovete sapere che migliaia e migliaia di primati non umani sono utilizzati ogni anno in ogni area della ricerca biomedica... e non credo proprio che vorremo una regolamentazione che imponga il divieto di uso dei primati negli xenotrapianti per ragioni etiche." Dr. H. Auchincloss, parlando a una conferenza del N.I.H. sugli Xenotrapianti il 21 gennaio 1998 a Bethesda, citato in MRMC Report del marzo 1998. "In Italia, tra l'altro, vi sono pochi centri che effettuano sperimentazione animale. Quest'ultima, quindi, deve essere incentivata." Prof. S. Garattini durante la seduta della Commissione Affari Sociali del 4 dicembre 1990. "In quali campi si può diminuire la sperimentazione animale? Francamente non ne conosco." Prof. S. Garattini, ibidem. "Abbiamo approvato un protocollo di sperimentazione della xenoperfusione [cioè il passaggio di sangue umano nel sistema circolatorio di un animale per essere poi reintrodotto nel corpo umano] presso il mio ente [il Centro Medico dell'Università del Nebraska] e, francamente, non sapevamo cosa stessimo facendo." Dr. E. Prentice, parlando a una conferenza del N.I.H. sugli Xenotrapianti il 22 gennaio 1998 a Bethesda, citato in MRMC Report del marzo 1998. Che cosa possiamo fare noi? Documentatevi sulla vivisezione, non abbiate timore di leggere libri e articoli di informazione, scientifica o etica, sull'argomento; Distribuite materiale informativo e parlate del problema con quante più persone potete; Non perdete occasione per esprimere pubblicamente la vostra condanna (es. intervenite nei dibattiti, scrivete lettere ai giornali); Aiutate le associazioni che si battono contro la vivisezione con offerte o meglio ancora diventando attivisti; Boicottate quanti sono coinvolti nella vivisezione; Mettete a disposizione la vostra professionalità se questa può servire (es. medici per conferenze, avvocati per denunce, insegnanti per parlare nelle scuole, tipografi per stampare materiale informativo, etc.); Non aiutate le varie associazioni per la ricerca medica, poiché attualmente vuole dire finanziare la vivisezione (a meno che le stesse non si impegnino formalmente e pubblicamente a farne a meno).




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