giovedì 22 settembre 2011

Ospedali di trincea: al pronto soccorso del Cardarelli e del San Paolo di Napoli sono terminate anche le barelle

di Dania Alfieri
Lo stato d’emergenza della Sanità in Campania, in particolare a Napoli, sta raggiungendo livelli davvero elevati. I primi a trovarsi in difficoltà, davanti a questa situazione di precarietà e degrado, sono gli infermieri. Infatti sono proprio loro ad accogliere in prima istanza i pazienti che si recano al pronto soccorso e che prestano le prime cure.
Man mano che terminano i soldi nelle casse della Sanità pubblica in Campania, i servizi di assistenza diventano sempre più inadeguati alle esigenze dei pazienti e ben lontani da quanto sancito dall'articolo 32 della Costituzione. La sanità pubblica in Campania è allo sfascio, il buco finanziario accumulato in 16 anni di malgoverno supera i 6,5miliardi di euro.

Ma al peggio non c'è fine. Ora bisogna fare i conti con la maxi-manovra finanziaria per risanare il debito pubblico italiano. Insomma un buco finanziario nell'altro. Gli ulteriori tagli sulla Sanità pubblica previsti nel maxi emendamento varato dal governo non hanno fatto altro che accrescere il problema.
I posti letto, delle varie strutture napoletane, sono sempre di meno mentre aumentano i pazienti, alcuni di loro, in attesa di essere visitati o addirittura ricoverati, sono costretti a sostare per giorni e notti sulle barelle, sempre che queste ci siano.
In ospedali come Cardarelli, San Paolo, Loreto Mare e San Giovanni Bosco la situazione è al collasso, con reparti che scoppiano e malati ricoverati per giorni in barella al pronto soccorso, dove accade che restino per l'intera degenza. Al Cardarelli si arriva all'incredibile, nel reparto di terapia intensiva cardiovascolare ci sono in media dieci pazienti al giorno ricoverati su una lettiga.
Già da tempo è sotto gli occhi di tutti il “caso Cardarelli”. Coloro, che si recano al Pronto Soccorso della struttura collinare, vengono accolti da infermieri, già carichi di lavoro, che cercano di prendersi cura di tutti durante le lunghe ore di attesa. Qui le barelle ormai non le usano nemmeno più, servono “ai piani alti”. Nel padiglione delle emergenze c’è un via vai di sedie a rotelle - quelle da ufficio - su cui viene posizionato chiunque, senza nessuna distinzione legata alla patologia del paziente.
Il personale, soprattutto gli infermieri, hanno protestato spesso, nei vari ospedali, per le condizioni di degrado nelle quali sono costretti a lavorare ma, per ora, il malcontento generale non è servito a cambiare la situazione che, invece di migliorare, peggiora di ora in ora. Occorre che siano presi provvedimenti seri e definitivi affinché le cose possano migliorare e gli infermieri possano finalmente svolgere il loro lavoro in un ambiente che offra loro la possibilità di operare senza “intoppi”.
"E' una situazione disarmante - afferma Gabriele Murgia, responsabile Cisal Sanità e Università in Campania - ai cittadini della nostra Regione il diritto alla salute non è garantito e le responsabilità sono da imputarsi esclusivamente alla classe polita che ha mal gestito la salute pubblica in questi anni, e il peggio non è ancora arrivato - incalza il sindacalista - ci troviamo ad un punto di non ritorno, centinaia di pazienti ogni giorno cercano assistenza in altre Regioni, i ricercatori, gli specializzandi lasciano la Campania o espatriano, ora basta - sbotta il leader della Cisal - il goverantore Caldoro deve intervenire subito, per Napoli occorre una legge speciale che da anni chiediamo alla politica, di destra o sinistra che sia, senza essere ascoltati. Se non ci saranno risposte chiare da parte della Regione Campania e dal governo centrale, l'intero comparto sanitario della Cisal scenderà in piazza - chiosa Murga - in queste ore abbiamo dichiarato lo stato di agitazione, ma è solo il primo passo". Conclude il sindacalista.

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