venerdì 14 ottobre 2011

Influenza suina, gli utenti di Twitter dicono la loro sul vaccino H1n1

di Valeria Pollio
Sono ancora  i social media a dominare la scena. Questa volta hanno dimostrato la loro validità anche per questioni legate alla sanità. Uno più di tutti,il famosissimo Twitter, sta totalmente rivoluzionando le modalità di raccolta delle opinioni su tutto ciò che riguarda la salute. Questa piattaforma sociale(popolare strumento di microblogging e socialnetworking), infatti,si è rivelata fondamentale per l’estrazione di pareri riguardanti la somministrazione del vaccino H1N1.

Uno scienziato della  Penn State University , Marcel Salathè, ha raccolto ed analizzato circa 477.768 tweets (letteralmente cinguetti) contenenti la parola chiave “vaccinazione”. Monitorando questi brevi messaggi (dal 2009 al 2010), di circa 140 caratteri, Salathè è venuto a conoscenza non solo delle opinioni delle persone sul vaccino contro l’influenza suina (H1N1), ma è stato possibile anche comprendere che l’atteggiamento degli utenti (di repulsione o accettazione) è strettamente correlato ai tassi di vaccinazione nei diversi Paesi. Il sentimento positivo più alto è stato riscontrato nel New England,la regione che,non a caso,ha avuto anche un più elevato tasso di vaccinazione H1N1.
Salathé ha spiegato che ha scelto Twitter per due ragioni.In primo luogo,a differenza dei contenuti di Facebook,i messaggi di Twitter sono considerati dati pubblici e chiunque può seguire i “tweet” di altri.In secondo luogo, Twitter è il database perfetto per conoscere i sentimenti della gente. “I tweet sono molto brevi,hanno un massimo di 140 caratteri - ha affermato Salathé - così gli utenti hanno la possibilità di esprimere le proprie opinioni e convinzioni su un particolare argomento molto conciso”.
“Questi risultati-continua Salathè- potrebbero essere usati strategicamente per sviluppare iniziative di salute pubblica,ad esempio campagne mirate potrebbero essere progettate in base alla regione che ha bisogno di una maggiore educazione alla prevenzione”. “Tali dati ,inoltre,– conclude l'esperto-potrebbero essere utilizzati per prevedere il numero di dosi di un vaccino prevedibilmente richieste in una particolare area”(fonte Agi).
I risultati di questa ricerca saranno pubblicati sulla rivista PLoS Computational Biology.
I“cinguetii” che hanno messo in risalto lo stato psicologico e le reazioni emotive degli utenti, più dei post su Facebook,si sono rivelati fondamentali.In effetti, da un precedente studio sempre made in Usa(Baltimora),elaborato da due studiosi della John Hopkins University,è emersa l’importanza di Twitter proprio in quanto fonte preziosa di informazione su vari problemi di salute.










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