martedì 25 ottobre 2011

Medicina: Società di neurologia crea una banca di cervelli

L’innovativa idea nata da uno studio in un convento nel Minnesota

di Jacopo Di Bonito
In Europa 165 milioni di pazienti soffrono di disturbi cerebrali. Nel nostro paese ogni anno si registrano 200mila nuovi casi di ictus e 30mila di epilessia. In un quadro di tale gravità sembra assurdo pensare che lo studio scientifico, per trovare una cura alle malattie, si basi solo neuro immagini, talvolta insufficienti.

Tornare a studiare l’encefalo come si faceva negli anni ’50, direttamente sui cervelli umani, è la proposta lanciata da Antonio Federico, presidente della Società italiana di Neurologia, durante la giornata conclusiva del 42° congresso della società scientifica al Lingotto di Torino.
L’obiettivo dell’iniziativa, dal nome “Non buttare il cervello”,  è creare una banca di cervelli che permetta di tornare a studiare le patologie neurologiche direttamente sui cervelli umani e non attraverso studi ricavati da neuro immagini.
”In Europa - spiega Federico - sono quasi 165 milioni i pazienti che soffrono di disturbi cerebrali e in Italia ogni anno si registrano 200 mila nuovi casi di ictus, i malati di Parkinson sono 150 mila e oltre 500 mila i pazienti colpiti da epilessia, 30 mila nuovi casi ogni anno. Eppure, nonostante queste patologie siano in forte aumento, la ricerca neurologica risente dell'assenza di studi condotti direttamente sul cervello”. Il desiderio, neanche troppo nascosto, del presidente Federico è accodarsi ai modelli svizzeri ed inglesi, che già da anni compiono studi direttamente sui cervelli umani, divenendo il terzo polo scientifico specializzato sui disturbi cerebrali.
”Oggi la ricerca viene condotta principalmente attraverso studi ricavati da neuro immagini ma è dallo studio diretto sul cervello che si può risalire ad una serie di possibili correlazioni in grado di aprire la strada a nuove scoperte”. Spiega il presidente.
La donazione volontaria del cervello sembra essere la parte principale del progetto. A ispirare l’innovativa campagna uno studio effettuato negli anni '90 in un convento di suore situato in una cittadina rurale del Minnesota, nel quale le religiose accettarono di essere sottoposte a una serie di test in vecchiaia e a donare il cervello alla scienza dopo la morte. “Oggi si dona un organo per il trapianto, il cervello non lo si trapianta e quindi lo si butta - sottolinea Federico - il nostro progetto, invece, vuole partire proprio dalla donazione volontaria del cervello, stimolando innanzitutto i donatori sani, e, in un secondo tempo, anche i donatori malati in modo che sia possibile promuove lo sviluppo della ricerca e comprendere così le cause di malattie a tutt'oggi ancora non del tutto chiare”. Dichiara Federico.  ”Per fare questo - conclude - è necessario dar vita a un’organizzazione basata su un sistema di connessione che prevede una rete articolata tra società scientifiche, strutture di anatomia patologica, unità di neurologia e istituzioni”. Donare volontariamente il cervello per contribuire al progresso scientifico, in modo da velocizzare lo studio di malattie senza cura: l’idea è affascinante. (Fonte: Adnkronos)

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