sabato 22 ottobre 2011

Tagli e istruzione: la crisi si abbatte sugli studenti napoletani

Stefania Manfredi
(tratto dal periodico online L'iniziativa.net)
C'è la crisi. E si taglia dove si può, anche sull'istruzione, sull'università e sulla ricerca. Almeno è quello che dice il Governo. Ma questo è un dato ben noto, che si ripete dal 2008, dalla cosiddetta "Riforma Gelmini" e che non è riuscito ad affermarsi come soluzione credibile del problema. Eppure, ci si rende conto ben poco talvolta, di cosa questo significhi nel concreto, per noi utenti, per i cittadini e per gli studenti. Nel 2011 il Ministero dell'Istruzione taglia di un ulteriore 10% i finanziamenti alle Università.
Vogliamo vedere dunque, come si concretizza realmente il taglio, inquadrando la situazione dei vari atenei partenopei. Gli studenti iscritti alle diverse università di Napoli hanno trovato quest'anno, un aumento del 4% sulle tasse universitarie, che quantificato in numeri, si traduce in una spesa di circa 50 euro in più per ogni fascia di reddito, nessuna esclusione: dalla prima, per i meno abbienti, all'ultima. Stesso dicasi per le "limature" alle borse di studio, ovvero quei fondi stanziati dallo Stato e ripartiti alle Regioni, che permettono diverse agevolazioni ed incentivi agli studenti in possesso di requisiti di reddito e di merito: quest'anno sono mancate le erogazioni di borse di studio per il 17,5% degli aventi diritto, di cui il 40% residenti nel Mezzogiorno. Ecco quindi, i dati che materializzano i generici "tagli all'istruzione" in fatti tangibili, in spese reali per noi cittadini, in diritti rubati nel silenzio di ogni giorno. C'è chi comunque, nonostante l'avversità del clima, si oppone a queste ingiustizie, e lo fa con proposte concrete e dialoghi reali con le stesse Università. L'Unione degli Universitari (UdU) ad esempio, ha ottenuto con l'Università Parthenope di Napoli un aumento del numero di fasce di reddito, creando meno distacco tra i vari livelli e frazionando così l'aumento nei diversi scaglioni. Lo stesso dialogo, ci racconta Giuseppe Sbrescia (UdU), è stato tentato con l'Università Federico II di Napoli, che però ha nettamente rifiutato la proposta, inducendo la stessa associazione, ovviamente con l'ausilio di persone competenti, a vagliare l'ipotesi di una "class action" al tavolo istituzionale della suddetta università. E non si risolve qui la faccenda. C'è ancora da riflettere sulla gestione delle borse di studio erogate dall' A.Di.S.U. (Azienda pubblica per il Diritto allo Studio Universitario) che "tende ad amministrare come un'impresa privata, mirando alla chiusura del bilancio in positivo, piuttosto che garantire il diritto allo studio "continua Sbrescia".  Un sistema in cui, le aziende pubbliche, pensate per la garanzia della fruibilità da parte di tutti del diritto fondamentale all'istruzione, agiscono da privati, tagliando le agevolazioni agli studenti meno abbienti e a quelli meritevoli; un sistema in cui le università si rifiutano di dialogare con i propri studenti, i quali si vedono aumentare le spese di studio vertiginosamente di anno in anno; ci chiediamo: è un sistema sano? Che ne è stato del diritto allo studio per ogni cittadino? Siamo nel 2011, anno in cui i diritti, oltre che “difesi”, vanno “riconquistati”.

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