sabato 5 novembre 2011

Aiom: i migranti affetti da neoplasie vivono meno degli italiani

di Valeria Pollio
Solo in Italia gli stranieri sono pressappoco 5 milioni, circa il 7,5% della popolazione. Bisogna considerare che si tratta di cifre approssimative, che tendono ad aumentare. Basti pensare che nel nostro Paese nel 2010 si è registrato un incremento della popolazione straniera del +7,9%. Ma qual è il loro destino? Oltre ad avere poche garanzie dal punto di vista economico, anche per la loro salute arrivano sconcertanti notizie. Gli immigrati colpiti dal cancro hanno minori aspettative di vita rispetto agli italiani.


Questo perché le diagnosi generalmente arrivano dopo un anno. L’allarme è stato lanciato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM).
“Vediamo un aumento dei tumori più direttamente correlati a stili di vita errati (polmone, testa-collo, colon-retto, stomaco) ed al mancato accesso allo screening (collo dell’utero, seno e ancora colon retto)” - spiega il presidente, prof. Carmelo Iacono -. Cambiare stile di vita potrebbe far diminuire del 40% la possibilità di ammalarsi di cancro. A questo si aggiunge la questione delle diagnosi tardive, che arrivano quando purtroppo è invano ogni intervento medico-chirurgico.
“Dobbiamo insistere sulla prevenzione”- afferma convinto il prof. Iacono -. Oltre il 30% dei tumori è direttamente collegato a una dieta scorretta e un uomo che fuma ha 23 volte più probabilità di ammalarsi di cancro al polmone rispetto a chi non lo fa. Per questo, per determinati soggetti a rischio (non necessariamente di nazionalità straniera) “ l’adesione agli screening è importante – spiega Iacono –. Si pensi che la mammografia può ridurre più del 25% la mortalità. Purtroppo l’accesso a questo esame è ancora insufficiente nel nostro Paese, è in media del 55% (su 2 donne invitate solo una accetta), con un divario tra Centro-Nord e Sud, dove i livelli di adesione sono al 40%. Nelle donne straniere il dato è ancora fortemente inferiore. Senza contare il dramma dell’immigrazione irregolare, che sfugge alla nostra percezione e che non accede ad alcun tipo di controllo preventivo. È una nostra priorità annullare queste differenze. Si tratta di una vera e propria sfida educativa” – conclude –. Giocano un ruolo importante le istituzioni, con le quali l’associazione AIOM ha aperto un confronto diretto. “Definito il sistema di protezione sanitaria dei migranti, è necessario verificare se l’offerta dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) dell’oncologia sia adeguata a questa specifica domanda” – spiega il Coordinatore degli Assessori della Sanità della Conferenza Stato-Regioni, Luca Coletto -. “Le principali difficoltà rilevate dagli stranieri sono relative a barriere linguistiche, scarsa conoscenza del funzionamento e delle modalità di accesso ed utilizzo del sistema sanitario e dalla distanza culturale con gli operatori. In questo senso – ha concluso Coletto - plaudo all'iniziativa di Aiom che si pone come capofila in un percorso che deve coinvolgerci tutti”.
Le problematiche oncologiche dei migranti hanno bisogno di una forte e decisa gestione. C’è emergenza. Un’emergenza che non si nutre solo della problematica immigrati. La questione è molto più ampia. In un periodo in cui, in Italia, accade che i tassi di mortalità sono fortunatamente diminuiti, le terapie dei pazienti in vita diventano più impegnative e ciò contribuisce ad un aumento sensibile dei costi di gestione dell’ammalato. L’80% delle oncologie italiane ha i conti in rosso. Il sistema sanitario italiano, secondo l’Aiom, ha molte cose da rivedere. Oltre alla gestione degli stranieri, anche quella dei pazienti italiani è da studiare.

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